SPECIALE CATECHISTI / maggio 2010

Farsi capire ed essere coerenti aiuta la trasmissione della fede
di don Giorgio Bezze 
 
Da sempre la comunicazione ha un’importanza fondamentale per l’uomo; è parte integrante della sua stessa natura. L’uomo, infatti, è nato per comunicare, per creare relazioni, per interagire con l’ambiente circostante e soprattutto con i propri simili. In questi ultimi anni la comunicazione è diventata uno strumento indispensabile per affermare la propria identità e per trovare una propria dimensione all’interno della società. Lo sanno soprattutto i giovani. Saper comunicare bene può determinare più o meno il ruolo o l’importanza di una persona all’interno della società o di un gruppo.
Anche nel campo della catechesi la comunicazione è fondamentale. È infatti importante curare il contenuto di ciò che si vuole comunicare, ma anche le modalità espressive da impiegare; è necessario che segno e significato siano collegati per essere compresi e accolti nella vita del credente. Del resto, anche Gesù non ha mai separato il suo insegnamento dalla modalità con cui lo esprimeva; anzi, l’efficacia della sua parola era strettamente legata al modo e allo stile con cui veniva pronunciata. È così che il tono della voce, la postura, il gesto che accompagnavano le parole di Gesù le facevano diventare ancora di più vangelo, buon annuncio.
Dunque, anche in catechesi, la comunicazione è di primaria importanza; non c’è catechesi se non c’è una buona comunicazione, e potremmo perfino dire che non c’è comunicazione se non c’è un bravo catechista, capace di comunicare e di farsi comprendere. Per questo, ognuno di noi deve curare la propria capacità comunicativa; deve conoscere e acquisire quelle abilità espositive e quel linguaggio che rendono la trasmissione della fede più efficace e diretta; deve saper accompagnare la parola con l’azione; creando un legame inseparabile tra ciò che dice e ciò che fa, per evitare di cadere negli atteggiamenti equivoci e contraddittori che derivano dal pronunciare parole vuote, dietro le quali non c’è coerenza, convinzione, passione e sincerità.
Un catechista deve saper comunicare anche tra i catechisti del gruppo parrocchiale, creando rapporti empatici di comunione, fraternità, sintonia; deve essere in grado di superare le divisioni, le gelosie, le invidie e le maldicenze, che alle volte impediscono la cooperazione e l’offerta comune di un’autentica testimonianza cristiana.
Nel magico gioco della comunicazione, un ruolo fondamentale spetta al coordinatore dei catechisti (sia a livello parrocchiale che vicariale), il quale deve essere non soltanto un attento organizzatore, ma anche un esempio di efficacia comunicativa, che sa tenere insieme le varie diversità presenti, valorizzando le capacità di ognuno, creando legami di stima, di fraternità in modo che nessuno si senta escluso. Un buon coordinatore, con la sua comunicazione, deve creare cooperazione tra i catechisti per raggiungere una maggiore sintonia di stile di lavoro e di obiettivi.
* direttore dell’ufficio catechistico diocesano
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