A fare delle Scritture l’unico “sussidio” e a imparare a narrarle
La Parola al centro
All’inizio della quaresima veniamo invitati dalla chiesa, e lo fa anche quest’anno in maniera forte il vescovo Antonio nel messaggio a tutta la diocesi, a dare spazio alla parola di Dio perché diventi cibo che sostiene la nostra vita quotidiana. È Dio che ci sostiene e come ci ricorda Agostino «Dio non attende da noi parole, ma il nostro cuore». La quaresima dunque come tempo privilegiato per aprirsi al Signore, per ammutolire le nostra voce e far parlare la sua voce.
Ascoltare la parola di Dio, comprenderla, lasciarsi trasformare per poi tradurla nella vita, e offrirla ai ragazzi è anche l’obiettivo dei corsi sul vangelo di Marco iniziati in alcune zone della diocesi. D’altra parte non si può mettere in secondo piano la parola di Dio quando questa è la sorgente della catechesi. Per questo il nuovo modello di iniziazione cristiana mette al primo posto, insieme alle celebrazioni liturgiche e alle esperienze di carità, l’ascolto della Parola di Dio, in particolare del vangelo. Si diventa infatti discepoli di Gesù se lo si conosce, se lo si ama, se lo si sceglie e lo si imita. È per questo che un catechista non può non conoscere la Sacra Scrittura e da lì fondare ogni suo annuncio perché «ignorare la Scrittura – si legge nel Documento base – sarebbe ignorare Cristo».
Sempre più il catechista deve diventare esperto della Scrittura, la quale è “il” libro e non un sussidio e da lì trarre i testi, i fatti, i personaggi, i temi e i simboli che maggiormente convergono in Cristo e che sono più familiari alla liturgia. Un invito allora a tutti i catechisti e in particolare a coloro che il prossimo anno accompagneranno i bambini nel secondo tempo del primo discepolato, non solo a partecipare ai prossimi corsi, ma ad abbandonare ogni altro sussidio che non sia la parola di Dio e imparare a narrarla perché Gesù sia sempre più il centro della vita dei piccoli.
Giorgio Bezze
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