di Giorgio Bezze
Sempre più spesso incontrando i gruppi di catechisti, ma anche leggendo alcuni articoli in varie riviste, ci si accorge che diventa difficile trovare catechisti disponibili.
Pensare che la causa di tale situazione si trovi nel nuovo modello di iniziazione cristiana sarebbe superficiale e improprio perché tale mancanza riguarda anche altri operatori pastorali impegnati in più ambiti: è il caso degli educatori dei gruppi giovanili, degli animatori missionari, e di altri ancora.
Sicuramente tra le cause di questa difficoltà c’è la complessità della vita che crea tra gli adulti una stanchezza diffusa, ma anche il sistema di lavoro che, impegnando di più, riduce il tempo libero a disposizione, e infine il carico di impegno famigliare per i figli piccoli.
Per comprenderle tutte si dovrebbe affrontarle caso per caso, tuttavia sono anche convinto che uno dei motivi sia riscontrabile in quello che Papa Francesco, nell’esortazione Evangelii Gaudium, chiama le tentazioni pastorali in cui molti cadono.
In parecchi cristiani laici, infatti, quando viene loro proposto un impegno ecclesiale, scatta una sorta di difesa nel preservare a tutti i costi i loro spazi di autonomia, di tempo libero, come se assumere un compito di evangelizzazione fosse un veleno pericoloso invece che una gioiosa risposta all’amore di Dio che ci convoca alla missione e ci rende completi e fecondi. Così alcuni fanno resistenza a provare fino in fondo il gusto della missione e rinunciano ad ogni tipo di impegno.
C’è poi un individualismo estremo che si esprime in una cura eccessiva per gli spazi personali di autonomia e di distensione che porta a vivere un eventuale servizio in parrocchia come un’appendice, come se non facesse parte della propria identità cristiana. È la tentazione di costruirsi una duplice vita, dove il servizio è considerato un di più, non un aspetto essenziale del vivere cristiano, ma qualcosa a cui si può facilmente rinunciare o che può essere relegato entro confini ben precisi e poco impegnativi.
Ma il disimpegno che blocca la gioia dell’annuncio del Vangelo viene anche causato non tanto dal percepire come un problema la mole dell’attività pastorale, ma perché è l’attività che alle volte viene vissuta male, senza le motivazioni adeguate, senza una spiritualità che permei l’azione e la renda desiderabile. Molti catechisti lasciano il loro servizio perché si stancano più di quanto sia ragionevole in quanto non si tratta di una fatica serena, ma tesa, pesante, vorrei dire senza anima, insoddisfatta e, in definitiva, non accettata. Non è difficile infatti riscontrare catechisti non contenti, lamentosi, che vedono sempre e unicamente il problema e la difficoltà anziché ciò che funziona e dà speranza. Un simile atteggiamento non solo fa perdere il desiderio a chi è già impegnato, ma allontana anche chi potrebbe essere disponibile a impegnarsi, e a farlo con entusiasmo.
Come cristiani siamo chiamati a vincere queste tentazioni, a fare unità dentro di noi, in modo che fede e vita siano un tutt’uno. Siamo chiamati ad ascoltare l’invito di Papa Francesco che insiste perché ognuno di noi non renda la sua fede grigia e tiepida, non riduca la sua appartenenza alla Chiesa a tristi abitudini e soprattutto non si lasci rubare la gioia dell’evangelizzazione.
L’arte che fa scoprire la bellezza della fede cristiana. Riparte il corso “Una fede a colori”
Quando si parla di arte viene immediato, spontaneo pensare alla bellezza, a qualcosa di ameno, a un’esperienza estetica. Sarebbe troppo riduttivo, però, con questa parola ricondurci al solo fatto esteriore, perché la bellezza coinvolge sensi e valori che vanno oltre la registrazione dell’apparenza e va a toccare il vissuto di ognuno, l’esperienza umana fatta di gioie, fallimenti, successi, dolori.L’arte parla di noi a noi stessi, interpellandoci e formandoci. Ecco allora che l’incontro con la bellezza artistica può giocare un ruolo decisivo nella proposta di una fede bella e umanizzante, poiché ci ricorda che la fede stessa è una questione di gusto (“un affaire de goût”, come la chiama il teologo belga André Fossion), cioè radicata in un’esperienza sensibile. Per molte persone esso può costituire una vera occasione di primo/secondo annuncio del Vangelo, in senso qualitativo, generativo. Attraverso la sua bellezza l’arte fa risplendere il dono del Vangelo, lo fa “sentire buono” a chi lo ha incontrato male, ma anche a chi lo ha già scoperto con interesse e vuole avere ulteriori occasioni di ripensarlo e approfondirlo.
Papa Francesco nell’Evangelii Gaudium dice proprio questo. «È bene che ogni catechesi presti una speciale attenzione alla “via della bellezza” (via pulchritudinis). Annunciare Cristo significa mostrare che credere in lui e seguirlo non è solamente una cosa vera e giusta, ma anche bella, capace di colmare la vita di un nuovo splendore e di una gioia profonda, anche in mezzo alle prove. In questa prospettiva, tutte le espressioni di autentica bellezza possono essere riconosciute come un sentiero che aiuta a incontrarsi con il Signore Gesù. Non si tratta di fomentare un relativismo estetico, che possa oscurare il legame inseparabile tra verità, bontà e bellezza, ma di recuperare la stima della bellezza per poter giungere al cuore umano e far risplendere in esso la verità e la bontà del Risorto».
Da anni l’Ufficio diocesano per l’annuncio e la catechesi e il Museo Diocesano, propongono attraverso l'”Equipe di arte e catechesi”, appuntamenti, iniziative formative e percorsi laboratoriali rivolti alle varie fasce d’età e a persone di diversa provenienza culturale e sociale, convinti che il linguaggio artistico sia una modalità straordinaria e rivelatrice nella dimensione dell’annuncio. Il corso “Una fede a colori”, che si svolgerà tra febbraio e marzo di quest’anno, intende approfondire alcune competenze per costruire percorsi, laboratori e proposte di incontri con l’arte, facendo sperimentare direttamente ai partecipanti le potenzialità delle espressioni artistiche.
Sei incontri che introducono all’immagine artistica intesa come prezioso “documento” della Tradizione cristiana e “strumento” per l’annuncio; che permettono di acquisire alcuni criteri di utilizzo del linguaggio artistico nell’annuncio e nella catechesi; durante i quali sarà possibile sperimentare alcune dinamiche di incontro di catechesi con l’arte in un orizzonte di secondo annuncio.
A chi ci rivolgiamo con il corso di formazione? Ai catechisti dei ragazzi, agli accompagnatori dei genitori, agli insegnanti di ogni ordine e grado, agli educatori e a tutti gli operatori pastorali, in particolare a coloro che seguono un gruppo di adulti e che vogliono valorizzare l’arte nell’annuncio del Vangelo.
Andrea Nante
UNA FEDE A COLORI – Annunciare il Vangelo con le parole dell’arte
Museo Diocesano di Padova – febbraio – marzo 2017
Il percorso
martedì 7 febbraio 2017 ore 20.30
Presentazione e introduzione
mercoledì 15 febbraio 2017 ore 20.30
Quando l’arte si fa rivelazione / Le rappresentazioni religiose
mercoledì 22 febbraio 2017 ore 20.30
Il metodo: “incontrare” un’opera d’arte
martedì 7 marzo 2017 ore 20.30
Laboratorio con l’arte diocesana
mercoledì 15 marzo 2017 ore 20.30
Esperienze di secondo annuncio con l’arte
mercoledì 22 marzo 2017 ore 20.30
Elaborazione di un percorso catechistico con l’arte
Il corso è coordinato da don Giorgio Bezze, Andrea Nante e dall’équipe diocesana di arte e catechesi. Al corso interviene don Antonio Scattolini, del Servizio di Pastorale con l’arte (Karis) della Diocesi di Verona. Il corso è a numero chiuso. La quota d’iscrizione è di 50 euro a persona.
Le iscrizioni dovranno pervenire entro il 31 gennaio 2017, compilando il modulo presente nel sito dell’Ufficio per l’annuncio e la catechesii: www.ufficioannuciocatechesi.diocesipadova.it sezione: iscrizione ai corsi.
Per maggiori informazioni: Ufficio per l’annuncio e la catechesi – Diocesi di Padova: Via Dietro Duomo, 15 – 35139 Padova; tel 049 8226103 (lunedì-venerdì dalle 9 alle 13); ufficiocatechistico@diocesipadova.it. Museo Diocesano di Padova: Piazza Duomo, 11-12 – 35141 Padova; tel 049 652855/8761924 (lunedì-venerdì dalle 9 alle 13); info@museodiocesanopadova.it
CATECHESI E LITURGIA – I riti per il cammino dell’iniziazione cristiana
Introduzione
La Chiesa di Padova, dopo anni di riflessione sul rinnovamento dell’Iniziazione Cristiana, ha scelto di trarre ispirazione dal Catecumenato per compiere il cammino che porta al completamento dell’Iniziazione Cristiana dei fanciulli con i sacramenti della Cresima e dell’Eucaristia.
Non si tratta banalmente solo di cambiare procedura o di ridurre il percorso all’idea che Cresima ed Eucaristia si riceveranno in un’unica celebrazione nella Veglia pasquale. È invece una modalità che vuole coinvolgere le famiglie, la comunità tutta in un’esperienza che fonda la nostra fede in Gesù Cristo e che ci chiama tutti a generare con lui nella Chiesa alla vita cristiana.
La caratteristica del Catecumenato che subito balza agli occhi, e non può non entrare in questo cammino, è la sua ritualità. Il lungo tempo del Catecumenato ha un libro liturgico che si intitola “Rito dell’Iniziazione cristiana degli adulti” (RICA). È l’unico libro liturgico che non si riduce ad una celebrazione (come il Rito della Penitenza, il Rito della Cresima, il Rito del Matrimonio, ecc.), ma occupa un lasso di tempo che va dai due ai tre anni. È un Rito che si dispiega nel tempo, perché è il tempo che costruisce il catecumenato, insieme alle celebrazioni Liturgiche, alla catechesi, alla vita nella comunità parrocchiale.
C’è un messaggio chiaro che arriva da questo fatto: celebrare delle Liturgie per il tempo del Catecumenato vuol dire manifestare la fede in Gesù Cristo, morto e Risorto, Signore della vita e della storia, che chiama sempre nuovi discepoli nella sua Chiesa. Prima delle nostre parole, delle nostre iniziative, delle nostre catechesi, è Lui in azione, perché nella Liturgia colui che agisce, opera, celebra è sempre Lui: «Cristo è sempre presente nella sua Chiesa, e in modo speciale nelle azioni liturgiche… Giustamente perciò la liturgia è considerata come l’esercizio della funzione sacerdotale di Gesù Cristo» (SC 7).
Per questo, assumendo uno stile catecumenale nel cammino per l’Iniziazione Cristiana dei fanciulli, è necessario che esso sia ritmato da alcuni Riti liturgici che diano davvero la misura di questa nostra fede nel Signore crocifisso e risorto, presente e vivo in mezzo a noi. Vedremo nel corso di questi articoli quali siano i riti proposti e che caratteristiche essi abbiano, così da viverli al meglio e in pienezza. Avremo il Rito che dà inizio al cammino del discepolato, i Riti per la varie consegne, le celebrazioni penitenziali e il Rito della Penitenza, quello della chiamata, quello delle benedizioni, ecc.: una serie di tappe che potranno costruire la fede dei ragazzi e degli adulti proprio in virtù della presenza di Cristo Gesù in mezzo a noi.
Vedremo anche la differenza fra un Rito che si ispira al catecumenato e un rito per i bambini catecumeni, cioè non ancora battezzati, i quali necessitano di attenzioni particolari.
Ci auguriamo che la ricchezza di queste celebrazioni possa ridare slancio alla fede di tutti i parrocchiani.
Elide Siviero
Servizio Diocesano per il Catecumenato
VICARIATO DI ESTE
Il vicariato di Este si compone di 17 comunità, sparse in un territorio eterogeneo, che spazia dalle 5 aggregazioni cittadine alle 6 dei comuni limitrofi, per un bacino di fedeli che varia dai 500 delle realtà più piccole finanche ai 4.000 di quelle più grandi. Tra di esse vi è un’Unità Pastorale ufficiale (Baone), mentre le restanti parrocchie sfruttano collaborazioni nate volontariamente o su invito della Diocesi.
I percorsi di iniziazione cristiana sono stati avviati per gradi in quasi tutte le parrocchie, eccezione fatta per 2 comunità che – nonostante vi sia la volontà dei laici di intraprendere il cammino – hanno incontrato la resistenza dei propri parroci. Per la prima volta – durante la Veglia Pasquale 2017 – in 2 comunità verranno celebrati i unitariamente i sacramenti dell’iniziazione.
Come ogni novità, anche il cammino di iniziazione cristiana ha avuto bisogno di un periodo di “digestione”, prima di essere fatto proprio dalle realtà del vicariato. Col tempo però ha offerto l’opportunità di riscoprire la bontà delle relazioni, ripristando contatti personali e favorendo l’incontro di famiglie che si erano un pò distaccate dagli ambienti parrocchiali. Proprio la centralità che il percorso dà alla famiglia – sia essa grande (comunità) o piccola (genitori) – nell’educare alla fede i più piccoli è uno dei punti di forza che ha spinto gli adulti a intraprendere con decisione e curiosità il cammino, memori anche dell’impegno assunto al momento di chiedere il Battesimo per i propri figli.
D’altro canto però ogni cosa nuova porta con sè inevitabili gli ostacoli. Tra di essi spicca soprattutto la difficoltà ad abbandonare la tradizionale impostazione dei Sacramenti, a vantaggio della nuova proposta unificata, che fa di essi lo strumento dell’iniziazione e non un punto d’arrivo.
Nelle parrocchie che hanno visto il coinvolgimento di forze nuove, il percorso di ICFR ha incontrato una maggior fiducia, al contrario delle realtà che hanno richiesto la collaborazione delle catechiste storiche, restie al cambiamento. La sempre minore disponibilità di accompagnatori è un altro fattore limitante del percorso, specialmente nelle parrocchie più piccole dove è sempre più difficile garantire la partenza per tutti.
Come coordinatrice ho avvisato la necessità di stimolare gli accompagnatori e i catechisti al riordino delle proprie priorità, sottolineando l’importanza della formazione continua, specialmente in un contesto dove c’è molto interesse ma poca disponibilità all’impegno concreto. Tuttavia il bilancio del cammino percorso finora mi pare positivo, sia dal punto di vista delle emozioni e delle esperienze vissute da figli e genitori, sia per la soddisfazione manifestata da chi si è impegnato in prima persona, nonostante la diffidenza iniziale, divenendo oggi promotore e sostenitore dell’ICFR.
Marta Ferrarese Coordinatrice vicariale dei catechisti
Una sfida. Questa ci sembrava all’inizio l’esperienza che ci veniva proposta di cominciare il nuovo cammino di catechesi dell’Iniziazione Cristiana. Non eravamo pienamente consapevoli di quanto ci aspettava. Non ci si poteva però sottrarre all’invito del vescovo Antonio: il Pastore chiamava a “prendere il largo”; lui garantiva l’ecclesialità del nuovo progetto e quindi la sua validità. Le riserve c’erano, eccome. Lasciare il tranquillo “si è fatto sempre così” e scommettere su un nuovo metodo di catechesi, rischiando l’incomprensione dei più, come difatti poi è avvenuto, era impresa che sembrava già dall’inizio impegnativa. Così ci siamo messi in gioco: prima di tutto il parroco, poi io e i primi accompagnatori dei genitori, mia moglie e una nostra amica. Le diffidenze iniziali hanno lasciato subito spazio all’entusiasmo di vedere come cresceva, incontro dopo incontro, l’interesse dei genitori coinvolti per le tematiche proposte e, soprattutto, il coinvolgimento personale della totalità dei partecipanti, con il suo carico di emozioni, di sentimenti, di condivisione di problematiche, di storie, spesso dolorose ma anche liete. Ormai siamo arrivati al quarto anno. Possiamo dire che sono stati anni intensi, di scoperte e di soddisfazioni. Delusioni poche, superate tutte per la bellezza dei nuovi rapporti personali instaurati gradualmente con il bel gruppo di genitori. Quante lacrime asciugate durante i gruppi di condivisione, quante storie di sofferenza confidate sottovoce, e quante “pacche sulle spalle” di incoraggiamento. “Accompagnatori” ci si proponeva di essere, e così si è diventati un po’ alla volta, punto di riferimento condiviso, gli uni per gli altri, agenti di comunione, tessitori di nuove relazioni anche nei confronti di tutta la comunità cristiana. Il Signore ci ha dato la grazia di poterlo fare, e di questo ne siamo riconoscenti.
diacono Mauro Guzzo Accompagnatore dei genitori, Parrocchia S. Maria delle Grazie (Este).
Qualsiasi iniziativa umana fondata sul raccontare Cristo, sostenuta da studio, collaborazione e passione educativa, comporta qualità nelle proposte, i cui frutti spesso non sono riscontrabili nell’immediato perché oggetto di lavoro umano e dello Spirito. Da sempre comunque abbiamo cercato di coniugare obiettivi pastorali diocesani, parrocchiali sull’onda dell’anno liturgico proponendo ai ragazzi la possibilità di pensare se la Parola di Dio potesse aver posto nelle loro relazioni affettive, personali e sociali. Ciò che impreziosisce il nuovo percorso è la continuazione del momento di progettazione in cui ci troviamo non solo tra noi e il parroco ma ora anche con la coppia guida dei genitori, ci confrontiamo sui nuovi termini proposti riflettendo su come accompagnare alla fede piccoli e adulti. Scandire, inoltre, il percorso con tappe e riti offre ai bambini la possibilità di vivere intensamente alcuni segni tipici del cristiano. Questo tocca in qualche modo la dimensione profonda di quegli adulti ora coinvolti e non vivono solo la celebrazione dei sacramenti, anche se poi faticano a una frequenza costante nel mondo della Chiesa. Un altro aspetto interessante è il vivere alcuni incontri alla domenica: chi partecipa anche alla Santa Messa, ha la possibilità di vivere pienamente il giorno del Signore ed è un tempo che permette una maggiore distensione, lontana dallo stress quotidiano.
Martina Sbarra, Valentina Sbarra, Maria Vittoria Michelotto Catechiste dei ragazzi, parrocchia di Santa Croce e San Giovanni Battista (Ospedaletto Euganeo).
Forse, in qualità di parroco, non sono io il più rappresentativo dei preti del vicariato di Este nell’esprimere il mio punto di vista sull’iniziazione cristiana dei fanciulli. Infatti, provengo da un’esperienza di alcuni anni presso la missione padovana a Duque de Caxias, in Brasile, dove la generale carenza di preti ha fatto sì che la pastorale sia da sempre supportata da laici. Là, pur con le immancabili difficoltà, ho avuto modo di gustare la bellezza di una Chiesa di popolo, in cui ogni persona ha una maggiore consapevolezza della propria dignità di battezzato e del proprio ruolo attivo nella parrocchia. Per questo motivo, non ho potuto che accogliere con grande favore questa nuova forma di iniziazione cristiana dei fanciulli, che include anche il cammino di approfondimento per i genitori, accompagnati da altri adulti laici.
Non mi sono sentito affatto preoccupato, nemmeno all’inizio, al vedere che gli incontri con i genitori dovevano essere tenuti senza la mia presenza; il mio supporto c’è comunque stato sempre, nella fase di preparazione di ciascun incontro. E infatti, dopo le iniziali titubanze, queste persone che affiancano i genitori sono ora contente di avere intrapreso questo cammino, che ha fatto crescere innanzitutto loro stesse.
Da quest’anno, poi, in cui è iniziata la collaborazione pastorale tra Vighizzolo, Carceri, Ponso e Bresega, la situazione mi appare anche migliore. A parte qualche caso, infatti, i gruppi parrocchiali continuano per ora separati; ma prepariamo unitariamente l’incontro che sarà proposto ai genitori nelle diverse parrocchie. E con questi accompagnatori vediamo che la condivisione arricchisce: le risorse, le esperienze, le idee di ciascuno diventano un arcobaleno di bellezza per tutti. Prete incluso.
Don Cristiano Marsotto, parroco di Vighizzolo D’Este e collaboratore a Carceri, Ponso e Bresega
Prossimi appuntamenti
Corso sulla Carità. Educare alla carità
Piovene, Centro Parrocchiale dalle 20,30 alle 22,30
Lunedì 16 -19 -23 gennaio
Corso base sulla liturgia: L’arte del celebrare
Bastia di Rovolon, Centro parrocchiale dalle 20,30 alle 22,30
11 – 13 – 18 – 20 gennaio
Vigonza Centro parrocchiale dalle 20.30 alle 22,30
1 – 3 – 8 – 10 febbraio
Corso base sul Vangelo: Comprendere e narrare il Vangelo. La Parola di Dio nel cammino di IC
Fiesso d’Artico Casa Madonnina e Montà Centro parrocchiale dalle 20,30 alle 22,30
6 – 9 -13 -16 -20 febbraio
Laboratorio: Basta un poco…
Laboratorio di metodologia per progettare attività, incontri e percorsi all’interno del cammino di Iniziazione cristiana
Domenica 29 gennaio dalle 9,30 alle 13,00 e dalle 14,30 alle 16,30
Campolongo M.re Centro parrocchiale.