Uno stile da ricordare nell’incontro con gli adulti
La chiesa italiana ormai da quasi un decennio ha fatto una precisa scelta ribadita anche negli ultimi orientamenti per l’annuncio e la catechesi “Incontriamo Gesù” pubblicati lo scorso anno. La scelta è quella di una chiesa missionaria, in uscita, per usare l’espressione di papa Francesco, che nell’ambito della catechesi va sotto il nome di “primo annuncio”.
Il primo annuncio è una dimensione che oggi deve attraversare ogni proposta pastorale anche quelle rivolte ai battezzati: di esso vanno innervate tutte le azioni pastorali.
Ma cos’è il primo annuncio? È la proclamazione del vangelo a chi non ne è a conoscenza e non crede. La sua finalità è l’adesione fondamentale a Cristo nella chiesa. Il primo annuncio, e in questo caso lo si può chiamare secondo annuncio, riguarda anche molte persone che hanno sentito parlare di Cristo, magari hanno pure frequentato per anni il catechismo ricevendo i sacramenti, ma di fatto non lo hanno mai accolto profondamente nella loro vita.
Nelle nostre comunità incontriamo persone che hanno conosciuto Gesù e il suo messaggio, ma non hanno ancora maturato una personale decisione di fede. Molti dei genitori che chiedono il battesimo per il figlio o s’incrociano durante il cammino di iniziazione cristiana dei ragazzi, fanno parte di questa categoria.
Ogni volta che li incontriamo dobbiamo ricordarci che loro sono soggetti di primo-secondo annuncio il quale mette in conto la libertà della persona di aderire o meno al messaggio. Ricordare questo ci aiuta a ridimensionare le nostre attese, arginare le nostre delusioni e recuperare quella libertà gioiosa e gratuita dell’annuncio.
Nella maggior parte dei casi i genitori sono adulti che alle spalle non hanno un cammino di fede, non hanno familiarità con un linguaggio religioso e sacramentale, tanto meno con gli ambienti di chiesa.
Il tempo degli adulti è prezioso, le persone compiono esperienze e cammini diversi nella loro esistenza e i condizionamenti culturali e sociali sono tutt’altro che irrilevanti.
Per questa ragione l’azione di primo annuncio degli adulti-accompagnatori, compreso il presbitero, verso altri adulti, deve saper rispettare, comprendere e valorizzare ritmi e fasi della vita adulta, soprattutto di chi si vuole accostare con gradualità e riflessione all’esperienza di fede.
Il primo annuncio comprende la pazienza e sa concentrarsi sull’essenziale della fede, senza per questo ridurre il valore e la ricchezza della riflessione dottrinale della vita cristiana.
Lo stile del primo annuncio è la gratuità e non serba rabbia o tristezza se non trova risposte adeguate, né usa il ricatto per ottenere ciò che una persona darebbe solo perché costretta.
Per un primo annuncio, soprattutto ai genitori, occorre partire dalle esperienze che costellano la vita di ciascuno, da quel desiderio di una vita felice che è l’inizio e il punto di arrivo di ogni avventura umana e cristiana.
Occorre che questa consapevolezza in tutte le nostre parrocchie cresca. È necessario che aumenti il desiderio e l’impegno, da parte di tutti, ad accompagnare gli adulti affinché non solo loro scoprano una fede che sa ancora interessare la loro vita, ma che la loro presenza, alle volte scomoda, sappia smuovere le nostre tiepide comunità.
Giorgio Bezze