Attendere, infinito presente
L’avvento è il tempo dell’attesa. Erano tante le attese al tempo della nascita di Gesù e sono tante le attese anche oggi. Molti attendono una politica più vicina ai problemi concreti, altri un’economia più giusta, altri ancora relazioni più sincere e autentiche, capaci di assicurare un futuro migliore.
Anche nella nostra diocesi ci sono tante attese. Ne ho ascoltate alcune in questi ultimi giorni, incontrando catechisti, accompagnatori dei genitori e parroci, in occasione dei tre appuntamenti fissati sull’iniziazione cristiana e pensati appositamente per loro.
In molte parrocchie si attende di incontrare per la prima volta i genitori dei bambini che iniziano il cammino per diventare cristiani, in molte altre ci si attende che i genitori già incontrati nel primo appuntamento possano continuare, con immutato entusiasmo, il loro cammino di riscoperta del vangelo per essere veri compagni di viaggio dei loro figli.
Si attende e si spera di incontrare questi adulti, non tanto per dar loro insegnamenti, quanto piuttosto per condividere la loro ricerca di verità, di onestà, di senso della vita e per offrire loro un aiuto concreto nell’educazione dei figli.
Importante sarà non abbassare la qualità della proposta per non creare nei genitori quella delusione del già visto e già fatto. Affrontare questioni che li interessano da vicino e saper provocare in loro domande che possano favorire il percorso di fede, sarà determinante nei prossimi mesi.
Alcuni parroci e catechisti si attendono un maggior lavoro di collaborazione tra parrocchie, confidano in un aiuto vicendevole nel lavoro comune e sperano in un abbattimento di quegli steccati di autosufficienza che spesso impediscono una vera comunione tra cristiani.
Ci si attende che si lasci la preoccupazione di trasmettere solo contenuti attraverso un testo, ma ci si incammini perché ogni adulto, in primis il catechista, faccia fare un vero apprendistato di vita cristiana ai ragazzi attraverso l’incontro con testimoni credibili della fede. Ci si attende che la catechesi ricordi sempre meno una classe di scuola, ma sia sempre più esperienza di vita vissuta all’interno dell’intera comunità parrocchiale.
Ci si attende che tante paure, dovute più a un’abitudine che a delle effettive difficoltà, possano sparire, per lasciare spazio alla fiducia e all’entusiasmo, unici elementi in grado di predisporci ad accogliere con il giusto spirito le novità insperate che l’annuncio del vangelo, fatto con gratuità e libertà, sicuramente ci riserverà.
Giorgio Bezze
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