L’assemblea diocesana dei catechisti che si è tenuta sabato 30 gennaio ha aggiunto un tassello importante nella comprensione del rinnovato cammino di iniziazione cristiana (ic).
Infatti nell’incontro partecipatissimo (più di 900 presenze!) si è affrontato uno dei temi che potremmo definire tra i più “scottanti” del cammino di ic ispirato al catecumenato: la celebrazione dei sacramenti. È infatti l’aspetto che più fa pensare, catechisti e parroci, soprattutto perché si propone di anticipare la celebrazione della cresima rispetto all’eucaristia di prima comunione e di celebrare i due sacramenti unitamente durante la veglia pasquale.
Le motivazioni, che tante volte personalmente ho portato per giustificare tale scelta, sono state sostenute con straordinaria chiarezza e profondità da don Pierpaolo Caspani, docente di teologia sacramentaria nel seminario di Milano, e da don Paolo Sartor direttore dell’ufficio catechistico nazionale. Don Caspani, citando un passaggio dell’esortazione apostolica Sacramentum caritatis, scritta da Benedetto XVI nel 2007, ha precisato come l’eucaristia sia la realtà a cui tutto il cammino di ic tende. Infatti lo scopo dell’ic è quello di introdurre un credente nella chiesa, e questo scopo può dirsi raggiunto quando i credenti partecipano pienamente alla celebrazione eucaristica che li costituisce come chiesa, li fa diventare chiesa. Così battesimo e cresima possono essere riletti come tappe che ci permettono di raggiungere questa meta.
Per tale motivo è fondamentale chiedersi quale prassi possa in effetti aiutare meglio i fedeli a mettere al centro il sacramento dell’eucaristia, come realtà cui tutta l’iniziazione tende. Questa richiesta deriva dalla natura stessa dei sacramenti, che esistono solo in quanto sono celebrati, cioè concretamente realizzati in una certa prassi celebrativa. Non si può dunque parlare di un senso-contenuto dei sacramenti a prescindere dal modo in cui vengono celebrati. Il senso-contenuto dei sacramenti si offre a noi grazie al modo concreto in cui vengono celebrati: ecco perché è importante verificare la prassi.
Tra le diverse possibili prassi quella particolarmente adatta allo scopo è di celebrare la cresima nella messa in cui i ragazzi si accostano per la prima volta alla comunione eucaristica. Tale prassi, è proprio quella presentata dal rinnovato cammino di diocesano di iniziazione cristiana che mette bene in evidenza l’eucaristia alla fine del percorso. E all’obiezione che la celebrazione unitaria, finirebbe per mortificare soprattutto la cresima, anche perché, in diversi casi, bisognerebbe rinunciare alla presenza del vescovo, don Pierpaolo ha sottolineato che la questione non si risolve distinguendo le due celebrazioni, tanto più che alla celebrazione della cresima negli ultimi anni è stata data un’enfasi eccessiva sovraccaricandola di significati che vanno al di là di ciò che essa può effettivamente «sopportare». Probabilmente, ricollocata nella sua posizione di punto di passaggio verso l’eucaristia, la cresima non viene mortificata, ma ritrova il suo volto più vero. Sono altri gli strumenti da mettere in campo: si tratta in particolare di valorizzare il tempo che segue la celebrazione sacramentale. E su questo, la diocesi sta opportunamente ragionando in previsione di progettare il quarto tempo (mistagogia) del cammino.
Giorgio Bezze
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