«È fondamentale che diventi la sola origine delle riflessioni e delle attività»
Far risuonare il cuore del vangelo
Si è appena concluso il tempo del Natale e ancora una volta abbiamo toccato con mano come la Scrittura ci abbia accompagnato passo dopo passo a cogliere il mistero e il dono grande di un Dio che si è fatto bambino.
Tuttavia la Sacra Scrittura non ci racconta solo la nascita, ma anche la vita del Verbo fatto carne: le sue parole, i suoi gesti, i sui insegnamenti, tutti elementi necessari perché ognuno di noi diventi consapevole di come si realizzi il mistero dell’amore di Dio verso l’uomo.
Conoscendo di più la Scrittura si conoscono di più i modi storicamente diversi di cui Dio si è servito per rivelarsi. E dunque la Scrittura è il “Libro” e non il sussidio attraverso il quale Dio parla anche oggi a ciascun uomo, grande o piccolo che sia.
Per questo da sempre la catechesi considera la parola di Dio quale fonte primaria dei suoi percorsi e delle sue proposte; e ciò è avvenuto anche negli ultimi anni, all’interno della nostra diocesi, con il processo di rinnovamento del cammino di iniziazione cristiana.
Potremmo dire che la parola di Dio è il primo catechismo che si offre a ciascuno di noi.
L’attenzione ai corsi di formazione per catechisti dei bambini e accompagnatori dei genitori sul vangelo di Marco e le varie proposte realizzate dal Servizio apostolato biblico, a cominciare dalla settimana biblica di fine agosto, vanno proprio in questa stessa direzione: condurre a una più approfondita conoscenza della Sacra Scrittura.
Così, è fondamentale che negli incontri con i bambini e i ragazzi più che tante nostre parole si metta al centro la parola di Dio, affinché diventi la sola origine delle riflessioni e delle attività che si propongono.
Sì, ma cosa dire della parola di Dio? Che cosa scegliere per i ragazzi, vista la sua ricchezza e vastità? È importante prima di tutto ricordare che un catechista non deve essere preoccupato di dire tutto del vangelo (sarebbe impossibile!), quanto del come dire un certo annuncio. È, dunque, più rilevante la qualità della quantità. In ogni annuncio, infatti, il catechista deve riuscire a far risuonare il cuore del vangelo, cioè l’annuncio di un Dio che attraverso Gesù ci ama, muore e risorge per ciascuno di noi.
In altri termini, in ogni annuncio ciascun catechista dovrebbe riuscire a trasmettere l’amore che Cristo ha per ogni persona.
Il percorso di iniziazione cristiana sceglie, specialmente all’interno dei vangeli, i testi, i fatti, i personaggi, i temi e i simboli che maggiormente convergono in Gesù Cristo, quelli che in genere sono più familiari con la liturgia.
Nei personaggi selezionati il catechista deve riconoscere non solo la scelta che Dio ha fatto perché divenissero suoi collaboratori, ma deve soprattutto far comprendere ai propri ragazzi
che essi stessi, attraverso i loro comportamenti, possono rispondere alla chiamata di Gesù e diventare suoi collaboratori.
Le figure e i simboli presenti nel vangelo, poi, vanno usati, come dice il Documento base, rispettando l’esegesi accolta nella chiesa e non inventando diversi significati, ciò per non alterare il senso di quello che Dio rivela per mezzo di essi e per non correre il rischio di individuarli in contesti nei quali non esistono.
Narrare la Sacra Scrittura ai ragazzi, aiutarli a immedesimarsi nei personaggi rappresentati o in Gesù stesso, invitandoli ad assumere i suoi medesimi sentimenti è dunque irrinunciabile, ma soprattutto è di gran lunga più iniziatico alla vita cristiana che non tante altre proposte che possono disorientare e confondere.
La prossima assemblea diocesana dei catechisti, in programma sabato 14 febbraio darà modo di approfondire tutto questo.
Giorgio Bezze