ASSEMBLEA DEI CATECHISTI Sabato 30 gennaio all’Opsa
L’ultima ricerca promossa dall’istituto Toniolo dell’università Cattolica di Milano, che analizza il rapporto dei giovani con la fede e in particolare con il cattolicesimo istituzionale in Italia, registra come solo il 52 per cento si dichiari credente nella religione cattolica e solo il 24,1 per cento affermi di partecipare a un rito religioso ogni settimana.
È un dato che fa pensare e che induce a definire i giovani, rispetto alla fede, come una generazione che segna una discontinuità forte rispetto al passato. Si tratta di una «generazione di mezzo perché collocati storicamente tra un modello culturale tipico del passato, tradizionalmente istituzionale, a cui sono stati, dolenti o nolenti, socializzati nella maggior parte dei casi, e un modello culturale presente, emergente e de-istituzionalizzato che si sta diffondendo proprio in questi anni e che porta a vivere la fede in maniera più libera, più personale, meno convenzionale, ma non per questo meno autentica e consapevole». Tale passaggio avviene non senza smarrimenti e sofferenze, e per la maggior parte dei casi si verifica paradossalmente al termine dell’iniziazione cristiana che coincide con la crisi adolescenziale.
Pochi giovani conservano un ricordo gioioso e gradevole del loro periodo di iniziazione cristiana: sono per lo più i giovani che in tale periodo hanno incontrato figure significative di educatori.
In effetti, la formazione riservata ai bambini genera nella maggior parte dei casi un’idea di vita cristiana piena di obblighi, divieti e impegni gravosi che hanno poco a che vedere con la voglia di vivere e con le domande tipiche della prima età. Eppure i loro pensieri sono ricchi di riferimenti a Dio, al senso della sua presenza e alla necessità di vivere in una dimensione di amore.
Questi giovani hanno acquisito un’idea piuttosto esteriore di vita cristiana, con poca anima, rigida, senza tempo, dentro alla quale non trovano posto le domande personali o la sensibilità che soggettivamente vorrebbe reinterpretare il senso della fede. Ma soprattutto hanno una visione priva della percezione che l’essere cristiani ha a che fare con Gesù Cristo e con il vangelo. Tuttavia, proprio questi giovani ci stanno a cuore, fin dall’età della loro fanciullezza. Per questo motivo, come diocesi, stiamo rinnovando il cammino dell’iniziazione cristiana e abbiamo cominciato a confrontarci nelle nostre comunità sul tema della preadolescenza legata al quarto tempo del cammino.
È sicuramente un percorso in cui tutti coloro che hanno a cuore l’educazione dei ragazzi e dei giovani devono affrontare, offrendo il proprio contributo e la propria esperienza.
Così, anche la prossima assemblea dei catechisti di sabato 30 gennaio, all’Opsa di Sarmeola, in cui si affronterà il tema dei sacramenti del cammino di iniziazione cristiana, dovrà essere intesa come un’importante occasione per esprimere che ci sta a cuore la vita e la fede dei ragazzi o, ancora, come un’ulteriore opportunità in cui, capendo il significato dei sacramenti, si offra un aiuto a ogni educatore per rendere i riti sacramentali più veri, lontani da folclori e barocchismi anacronistici, in modo che risplenda la loro reale luminosità manifestata in maniera unica e irripetibile dall’azione della grazia di Dio.
don Giorgio Bezze