SPECIALE CATECHISTI / Marzo 2013

Un’intera comunità che genera alla fede
 
È un’espressione, quella del titolo, che abbiamo utilizzato assai frequentemente negli ultimi mesi, anche se molti, nel rapportarla alla concretezza delle nostre parrocchie, faticano a comprenderne il senso più profondo. Per capire il significato di tale espressione, già contenuta nel documento della Cei Il volto missionario della parrocchia in un mondo che cambia, sarebbe sufficiente aver partecipato al primo corso per accompagnatori dei genitori, svoltosi in seminario minore a Rubano, o aver preso parte a uno dei corsi ancora in fase di svolgimento a Campolongo Maggiore o all’abbazia di Carceri. Simili esperienze, infatti, hanno reso e stanno rendendo visibili alcuni aspetti fondamentali dell’impegno di generare alla fede, che ogni parrocchia ha come prioritario.
Il primo di tali aspetti è che il cammino di iniziazione cristiana interessa e coinvolge tutti gli adulti. Vederne quasi 200 con la presenza considerevole di molti papà, motivati, interessati a capire e disponibili a lasciarsi coinvolgere, dimostra che l’esperienza della fede di un bambino non può non partire da chi – questa stessa esperienza – l’ha già vissuta. Il senso religioso della vita, l’apertura a Dio e la relazione di fede, rientrano nella questione educativa intergenerazionale più volte richiamata da papa Benedetto XVI nel sostenere quanto sia fondamentale la creazione di appositi luoghi nell’ambito della comunità, a partire dalla famiglia, in cui le nuove generazioni possano aprirsi, attraverso domande vitali ed esperienze significative, alla presenza di Dio. 
In effetti, come in famiglia si impara a nutrirsi, a conoscere, ad amare e a relazionarsi con gli altri dando la possibilità a ogni bambino di esprimere al meglio le sue qualità, allo stesso modo il senso religioso, che è innato in ciascun essere vivente, deve trovare l’ambiente più adatto in cui svilupparsi in cui manifestare ogni sua più ampia potenzialità.
La presenza ai corsi di tanti accompagnatori dei genitori ci dice, al contrario di quello che molti possono pensare, che i cristiani adulti sono interessati alla trasmissione della fede e lo sono in maniera appassionata e convinta.
Altro aspetto riguarda la tipologia degli adulti presenti. Nella trasmissione della fede molto spesso si pensa che la preparazione teologica o l’esperienza di lungo corso maturata in realtà ecclesiali fortemente strutturate assicurino la capacità di accompagnare altri adulti nel cammino di fede. Le tipologie di adulti presenti al corso, invece, sono varie e si tratta, comunque, di persone che non hanno alle spalle una formazione catechistica specifica.
Molti degli adulti presenti, infatti, in particolare papà e coppie di sposi, non hanno mai guidato un gruppo di ragazzi, né hanno mai fatto attività catechistica nei cammini tradizionali. Hanno invece alle spalle percorsi di formazione personale, e in qualche caso stanno vivendo, essi stessi, esperienze di ricominciamento della propria vita cristiana. La loro presenza ha dimostrato una maggior disponibilità a lasciarsi coinvolgere nella formazione e una maggiore propensione a formare adulti senza schemi precostituiti, soprattutto nell’avvicinare quei genitori che si aprono per la prima volta ad un cammino di fede.
Ulteriori aspetti che emergono dai corsi – tra loro strettamente interdipendenti – sono il grande coinvolgimento della comunità e l’interesse per i contenuti ed i metodi proposti: il primo è causa del secondo e viceversa! Ecco, dunque, che in relazione al coinvolgimento degli adulti nel cammino di Iniziazione cristiana dei fanciulli e ragazzi, ogni parrocchia deve attentamente valutare cosa proporre e quali modalità suggerire perché la proposta sia affrontata. Molto spesso, infatti, le nostre parrocchie fanno fatica a prospettare cammini per i genitori che siano ragionevoli e utili per la loro vita e siano soprattutto desiderabili, perché legati a schemi vecchi e desueti, ben lontani dalla realtà adulta.
Un ultimo aspetto da considerare è la presenza di parecchi parroci che si sono lasciati mettere in gioco e hanno condiviso gli stessi passi formativi insieme ai laici delle loro comunità. Anche questo è un aspetto non indifferente che ci ricorda che se non si vuole incorrere nel rischio di cortocircuiti nella proposta formativa dei genitori dei ragazzi dell’iniziazione cristiana la formazione e le responsabilità devono essere condivise. 
E allora, l’immagine, fortemente evocativa, del grembo materno diventa quella che più di ogni altra rappresenta un’intera comunità che genera alla fede.
 
Giorgio Bezze
 
 
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