Partire è sempre entusiasmante, ma anche faticoso. Ogni partenza è un cammino verso l’ignoto; è un’apertura a nuove e diverse esperienze. Chi parte, dunque, deve essere disposto al cambiamento, ad abbandonare il passato per lasciarsi incontrare dal nuovo. Le partenze, a volte, sono assai complicate: il peso degli anni, il timore di ritrovarsi in situazioni già vissute, la sicurezza del proprio presente, possono indurre a un’apatica staticità. Eppure chi non parte è perduto! Rischia di stare fermo, di non crescere, di non maturare,di non aprirsi alla ricchezza inaspettata, alla grazia di una Provvidenza che ci anticipa e ci sovrasta.
L’inizio di un nuovo anno catechistico è sempre una partenza. È un mettersi con fiducia nella mani di Chi, con amore, anticipa tutte le nostre azioni.
È vedere l’aurora che nasce all’orizzonte, mentre tutti gli altri vedono ancora il buio e le sue ombre.
Chi educa è sempre nella posizione di chi parte, ma soprattutto di chi aiuta gli altri a partire, e ciò indipendentemente dal contesto in cui opera: famiglia, scuola, sport, parrocchia. Anche l’educatore alla fede è in uno stato di continua partenza, verso cammini impegnativi, nel corso dei quali ricercherà, in coloro che gli sono stati affidati, le tracce di Dio. È un compito arduo, ma emozionante, bello, ricco, in cui poter iniziare, in particolare i bambini, al lungo viaggio della vita. Chi educa deve agire con dedizione, disponibilità e tanto amore. L’educazione è, infatti, capacita di ascoltare, di entrare nel mondo dell’altro, di sostenerlo nei primi passi, assicurandogli la fiducia necessaria, non solo con le parole, ma soprattutto con i gesti.
Dell’educare è nemica la fretta. L’educazione ha bisogno dei suoi tempi, di pazienza, di cura, di accompagnamento. Anche quando si inizia un percorso di fede, come quello dell’iniziazione cristiana dei nostri ragazzi, non si deve mai agire con impulsiva precipitazione. La fretta offre sempre mediocri consigli anche quando si parla di catechesi. Noi, però, non abbiamo bisogno di veloci risposte, quanto, piuttosto, di consapevoli domande. Tanti tentativi di educazione alla fede falliscono perché prima di iniziare non sono state focalizzate le giuste domande, non si è avuta la premura di interrogarsi sulle questioni fondamentali, quelle che permettono di ottenere risposte adeguate ed efficaci, e si è passati repentinamente al decidere e al fare.
Farsi le domande giuste per poi fare le scelte più corrette, anche per quel che riguarda i cammini d’iniziazione cristiana, è ciò che cercheremo di fare nel corso di quest’anno, a cominciare dalla quaresima.
Un anno, quindi, per riflettere su chi e cosa veramente iniziano alla vita cristiana; per porgersi e per suscitare nuove domande, soprattutto in chi pensa che introdurre alla fede le giovani generazioni sia ancora un impegno per soli addetti ai lavori (catechisti e parroco).
Un anno, ancora, per continuare ad approfondire la nostra formazione di catechisti (vedi il ricco calendario degli appuntamenti), non per sentirsi arrivati, ma per alimentare costantemente il desiderio di compiere una vera conversione di mentalità, l’unica che consente nuove e durature scelte.
E allora, forza, buon anno… e che la partenza abbia inizio!
don Giorgio Bezze