Speciale Catechisti / AGOSTO 2014

INCONTRIAMO GESU’

 

A cinquant’anni dalla chiusura del Concilio Vaticano II e a quasi altrettanti dalla pubblicazione del Documento Base della catechesi (1970) i vescovi italiani presentano alle loro comunità i nuovi Orientamenti per il compito dell’annuncio e della catechesi.

Sappiamo bene come questi cinquant’anni sono passati segnando dei cambiamenti culturali e hanno mutato il quadro rispetto alla fede. Era dunque necessaria una parola di “ri-orientamento” del compito dell’evangelizzazione, essenziale per ogni comunità cristiana.

È importante leggere il nuovo documento nella prospettiva di trasformazione in corso che tiene presente sia la fedeltà al Concilio e al Documento Base, sia allo Spirito che ha aperto nuove vie ed è, come sempre, in vantaggio su tutto e tutti.

Solo in questa prospettiva gli Orientamenti possono essere compresi nella loro intenzione di fondo, non sottovalutati e correttamente attuati. Se ne possono capire anche i limiti della difficoltà di operare un discernimento lucido e una proposta operativa chiara quando non si è su un terreno stabile, ma su una barca in movimento.

Gli orientamenti iniziano con un grazie a quanti (catechisti, parroci, genitori, laici, donne e uomini generosi, consacrati e consacrate) hanno permesso il traghettamento da una catechesi per la dottrina cristiana, ad una catechesi per la vita cristiana o se vogliamo meglio, per aver custodito la duplice fedeltà a Dio e all’uomo.

Gli Orientamenti non solo confermano, ma arricchiscono e orientano il cammino, infatti rimarcano l’impegno missionario ed evangelizzatore. Se il Documento Base affidava a persone per la quasi totalità cristiane a coniugare fede e vita, ma spesso con un vissuto che camminava su due staffe, gli Orientamenti pongono l’evangelizzazione come orizzonte e processo e disegnano una comunità non in ansia per il numero dei partecipanti, ma una comunità impegnata a suscitare vite cristiane, uomini e donne capaci di assumere la fede come unico orizzonte di senso (n°19). È per questo che molte delle espressioni di Papa Francesco contenute nella sua esortazione Evangeli Gaudium, come: Chiesa in uscita, hanno trovato spazio nel testo e si sono irrobustite nei quattro capitoli del documento.

1. Di fronte alle difficoltà è facile lasciarsi prendere dallo scoraggiamento o dalle nostalgie del passato. È un invito a non cadere nelle lamentazioni ma a vedere, prima di quello che le persone devono avere e portare, il bene c’è in loro assumendo nei loro confronti uno sguardo di amore e di fiducia.

2. L’apertura missionaria chiede anche che si rimetta al centro quel Primo Annuncio non solo alle persone che non hanno ancora incontrato il Signore, ma anche a coloro che sono cristiani per tradizione. Per questo motivi gli Orientamenti ritengono fondamentali gli ambiti vitali del Convegno ecclesiale di Verona considierati come soglie della fede e luoghi del sì di Dio all’uomo.

3. La prospettiva missionaria diventa ancora più esplicita nel terzo capitolo, la dove si fa tesoro del cammino di ripensamento dei cammini di iniziazione cristiana e si riconosce la creatività di tante comunità che a partire dal RICA e dalle tre Note CEI sull’Iniziazione cristiana, hanno assunto l’ispirazione catecumenale nei percorsi per gli adulti e per le nuove generazioni. È il capitolo, potremo dire, che più degli altri, ci riguarda da vicino, visto la scelta della nostra diocesi di rinnovare il cammino di IC dei ragazzi ispirandosi al catecumenato. Tale ispirazione è infatti definita nel Documento, come “tirocinio globale” e “immersione globale nel mistero pasquale in grado di rinnovare le forme usuali della catechesi talvolta debitrici di modelli che la condannano all’inefficacia” (n°52).

Tale itinerario catecumenale viene riconosciuto come opportuno pur dovendo essere assunto in modo analogico (n°53) e se è vero che il modello, non viene assolutizzato, gli Orientamenti invitano ad accogliere le acquisizioni che ci ha consegnato e su cui è bene convergere per evitare l’eccessiva frammentazione di proposte.

Anche sull’annosa questione dell’ordine e dell’unità dei sacramenti dell’IC i vescovi prendono atto di due prassi: quella più diffusa che pone la confermazione in età preadolescenziale o adolescenziale dopo la prima eucaristia, e quella che si ispira, come ha fatto la nostra diocesi, alla Nota IC/2 e prevede la coincidenza rituale di confermazione e prima eucaristia, facendo di questa il completamento anche cronologico dell’Iniziazione cristiana.

4. L’ultimo capitolo è dedicato ai catechisti nell’ottica missionaria. Infatti l’ottica passa dal catechista isolato alla comunità che annuncia, dal modello unico al ruolo diversificato. La figura di chi annuncia si arricchisce di figure nuove: laici missionari, accompagnatori dei genitori, formatori ed educatori, operatori pastorali. Il termine di catechista non è più slegato dal termine di evangelizzatore. Vale la pena anche di ricordare ciò che si esplicita la n° 87 rispetto alla formazione dei catechisti: vi è l’invito alle parrocchie e alle diocesi a: “non far mancare ai catechisti le risorse umane ed economiche, affinché il loro servizio possa essere svolto agevolmente e senza aggravio personale o familiare.” Se parrocchie e diocesi cominciassero da qui, allora si capirebbe che davvero per la comunità cristiana l’annuncio del vangelo è prioritario ad ogni altra struttura e organizzazione.

Nessuno faticherà a cogliere i limiti di questo documento che di fatto riflette i limiti delle nostre comunità, il difficile discernimento che sta avvenendo in una situazione complessa. Ma proprio per questo si deve cogliere il cuore, il senso profondo al di là dei contenuti, espresso dal titolo: Incontriamo Gesù. È in questo verbo coniugato al plurale che la Chiesa italiana dice una grande verità che diventerà sempre più evidente: per annunciare Gesù sarà necessario incontrarlo di nuovo. Se la Chiesa stessa non tornerà per prima ad ascoltare nuovamente il primo annuncio della Pasqua non sarà più capace di generare alla fede. Il plurale del verbo disegna anche il volto della catechesi per i prossimi anni, ponendola in una relazione di reciprocità con la cultura attuale, affidandole il compito di essere una diaconia dello Spirito il quale la pone in uscita e sempre la anticipa nel cuore delle donne e degli uomini di oggi.

 

don Giorgio Bezze

 


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