Siamo entrati nel Tempo di Avvento, porta che ci introduce nell’anno Liturgico in cui, di domenica in domenica. la Chiesa celebra il mistero di Cristo, evento salvifico che attraverso la Liturgia si intreccia con le nostre vite con il suo potere sanante e liberante.
Non è solo un tempo che ci prepara al Natale, commemorazione della prima venuta del Figlio che si è fatto carne e sangue per noi, è un tempo che ci proietta verso l’epifania di Dio alla fine dei tempi quando lo Sposo giungerà e si svelerà come Kiryos per portare a compimento il suo progetto di salvezza. Ma crediamo veramente che il Signore è venuto, viene e ancora verrà, come ha promesso? Come viviamo nella nostra quotidianità l’attesa di questo incontro? Di fronte ai fatti di cronaca che ci hanno sconvolto in queste ultime settimane, o di fronte a quanto della nostra vita personale ci spaventa o ci sovrasta, cosa significa per noi il grido Maranatha, Signore Vieni presto?
La Chiesa, maestra di umanità, ci consegna questo tempo favorevole proprio per educarci ad una attesa attiva e vigilante dell’incontro con Lui, desiderandolo con tutto il cuore, la mente e le forze.
È il desiderio, la spinta vitale che ci fa andare verso l’altro, che ci fa imparare cose nuove, che ci spinge a fare nuove eperienze, stringere nuove relazioni, metterci in gioco, rischiare, ed è questo che ci fa crescere, che ci fa sentire vivi.
Il male oscuro, la depressione, è invece assenza di desiderio che soffoca ogni pulsione vitale, portandoci a non aspettarci niente e a morire dentro a poco a poco. Desiderare ed attendere sono due realtà che sono strettamente legate l’una all’atra: l’attesa alimenta il desiderio e il desiderio a sua volta rende ancora più saporita e viva l’attesa perché la riempie di senso e significato.
Mi piace pensare all’Avvento allora, come al tempo che ci educa all’attesa grazie all’ascolto della Parola e alla Preghiera che ci fanno tenere gli occhi aperti sulla storia, che ci aiutano a guardare oltre l’apparenza e scorgere le tracce della Sua presenza anche nelle pieghe più nascoste della vita.
È la preghiera la concretizzazione dell’attesa e della speranza perché è dialogo intimo che custodisce in noi la memoria di Dio ovvero il ricordo vivo di quei fatti concreti della nostra vita in cui Lui ci ha incontrato sanando e riempiendo di senso la nostra esistenza.
Aprire il cuore al fratello, con gesti di carità, infine, ci aiuta a purificarci dal veleno dell’egoismo che ci fa vivere schiacciati dalla paura del domani, e ci libera dall’ ansia e dalla bramosia del possesso che inquina e appesantisce il cuore.
Il Tempo di Avvento dunque ci ammaestra e ci consegna questa attitudine di cercatori di Dio, uomini in piedi con lo sguardo limpido, non offuscato dalla paura, esperti nello scorgere già nei fatti della nostra storia le “spore del Regno”, sentinelle di speranza che, scrutando l’orizzonte, scorgono da lontano la presenza del Signore che viene e lo annunciano per primi, gridando forte, pieni di gioia e di entusiasmo, perché l’incontro con lui è sempre salvezza, misericordia, è vita che rinasce.
Buon Avvento!
Alessandra Cipolotti