Il tempo di Avvento, in cui stiamo entrando, ci annuncia che Qualcuno viene per stare con me e con te, per entrare nella nostra casa, per vivere in comunione profonda con ciascuno di noi. Credo sia importante domandarci allora se e in quale modo stiamo vivendo quest’attesa? Come ci troverà il Signore quando busserà alla nostra porta? Forse distratti e tiepidi, pieni di noi stessi, immersi nei nostri affari e già sazi di tante cose, oppure impazienti e desiderosi di lasciarlo entrare perché affamati di senso e di vita vera?
Ci sono momenti in cui sperimentiamo con chiarezza chi siamo veramente: una delusione affettiva, un insuccesso lavorativo, una diagnosi inaspettata ci fa toccare con mano la precarietà del nostro “essere creature”, fragili, “mancanti” di qualcosa, vulnerabili.
Mai come quest’anno ho potuto sperimentare questo! Sentirmi indifesa e feribile dalle persone e dalla vita stessa, è stata un’esperienza dolorosa e destabilizzante, ma nello stesso tempo anche assolutamente necessaria e per certi versi liberatoria.
Dico liberatoria, perché è un’esperienza esistenziale che ci aiuta a smentire e a dissociarci dal delirio di onnipotenza che caratterizza il nostro tempo e contestualmente ci svela e ci riconsegna quella che è la nostra vera natura : essere persone pensate e volute da Dio proprio così come siamo, e cioè fragili, imperfette, incapaci di bastare a noi stesse, cioè creature.
E’ proprio quello che noi siamo, non quello che vorremmo essere, ciò che Dio ama: è la nostra umanità limitata e ferita quella che il Signore vuole incontrare e toccare con la Sua Grazia!
Allora fare esperienza della nostra vulnerabilità e arrenderci ad essa, diventa la porta che ci apre alla relazione con Lui, all’ esperienza travolgente e luminosa del Suo Amore !
Ho potuto toccare con mano come la stessa sofferenza può in alcuni casi rivelarsi un veicolo inaspettato di Grazia. Può succedere quando un evento doloroso ci colpisce mentre stiamo vivendo un momento in cui ci sentiamo “tiepidi”, insensibili alla Parola, induriti e aridi; il dolore in quei casi può scuoterci a tal punto da strapparci da una sorta di “apatia spirituale” e farci sentire di nuovo spiritualmente vivi! Io stessa ho sperimentato quanto i periodi di silenzio di Dio, in cui gustiamo l’amarezza della Sua apparente lontananza, siano esperienze di aridità e oscurità,- un vero inferno – , e come un evento che ci scuote emotivamente può farci svegliare dal nostro torpore e farci sentire ancora la nostalgia della vicinanza e cura del Padre, anche se in verità, essa non è mai mancata.
Io credo davvero che ciò che noi viviamo, le gioie e i dolori, la salute e la malattia, i successi e i fallimenti, tutto è custodito tra le mani del Padre, e niente va perduto.
Vorrei allora vivere insieme con voi quest’Avvento che è alle porte, come un tempo gratuito e prezioso in cui sentirci chiamati a risvegliare il desiderio e la nostalgia del Signore che è venuto, viene e verrà nella nostra vita, aiutati in questo, da due atteggiamenti che lo stesso nome “avvento” ci suggerisce : quello dell’attesa e quello della vigilanza.
Vegliare guidati dalla Parola che la Liturgia di settimana in settimana ci consegna, è l’invito a tenere gli occhi bene aperti sulla nostra realtà, riconoscendoci per quello che siamo, senza pretese, senza inutili lamentele, imparando ad accettare le nostre “nudità”, e grazie a questa, aprirci alla relazione e condivisione con i fratelli, desiderando con tutto il cuore, l’incontro con Lui.
Vegliare anche nel senso di saper discernere e riconoscere quelle che sono Parole di Vita e di speranza, dalle menzogne del serpente antico che, rinfacciandoci le nostre fragilità, sempre vuol farci rinnegare e disprezzare la nostra vocazione di creature.
Attendere è l’invito a custodire all’interno della nostra quotidianità chiassosa e frenetica, piccoli momenti di silenzio in cui sforzarci di rientrare in noi stessi, mettendoci in ascolto del nostro io profondo, che abita il nostro cuore e che desidera essere visitato dalla Sua presenza.
Vegliare e attendere dunque, per essere pronti ad aprirci alla Grazia che bussa alla nostra porta proprio attraverso le vicende della vita quotidiana, fatta d’incontri, di relazioni e di situazioni concrete che sono sempre imbevute e abitate dal Suo Spirito e custodite sotto il Suo sguardo.
Auguro a tutti noi di poter vivere questo tempo riconoscendo e accettando la nostra fragilità senza rinnegarla, ma accettandola come parte di noi, perché in quelli che noi siamo il Signore vuole entrare e dimorare.
Buon Avvento!
Alessandra Cipolotti