Vorrei iniziare condividendo con voi la bellezza e la tenerezza che mi suscita questa immagine : Maria è assorta nella contemplazione del Bambino e nel suo sguardo vi si legge stupore e meraviglia per quel dono prezioso e tanto atteso…la mano destra tiene sollevato un lembo della stoffa che lo avvolge, quasi per permetterle di osservare ogni particolare, quasi a svelare un tesoro nascosto….
Mi piacerebbe che questo Natale regalasse anche a noi lo stesso sguardo di Maria, uno sguardo pieno di incanto nei confronti dei nostri figli, dei nostri consorti, dei colleghi di lavoro, dei compagni di gioco e di studio, perché nei loro volti sappiamo riconoscere il volto del Signore Gesù.
Natale è il tempo della gratuità e della sorpresa, segnato dalla vicenda di un Dio che si è consegnato all’umanità assumendo la fragile carne di un bambino, indifeso e bisognoso di accoglienza e di cure, per incontrare, liberare e salvare ogni uomo.
Natale è la festa in cui desideriamo sorprendere l’altro coccolandolo con un regalo pensato e acquistato apposta per lui, per dirgli con quel gesto quanto per noi lui sia prezioso ed importante; è veramente Natale allora, quando in Cristo noi stessi ci facciamo dono d’amore, di verità e di speraza per ogni fratello.
E’ la festa in cui possiamo lasciarci abitare dalla presenza di Gesù, accogliere la novità, la luce che Egli porta con sé, per divenire noi stessi lucerne che diffondono speranza e benedizione attorno a noi.
Un gesto gentile, un sorriso, un complimento, una parola di consolazione, hanno la capacità di incoraggiare e aggiungere bellezza a chi lo riceve e cauterizzare le ferite dell’anima rigenerandola alla speranza.
Gesù durante tutta la sua vita, accolse, amò e si prese cura di ogni persona che incontrò nel suo cammino, ricercando e valorizzando il bene che c’è in ciascuno. Il bene è qualcosa di contagioso ma a volte anche fragile come un bimbo appena nato e per questo va incoraggiato, custodito e alimentato.
Purtroppo a volte gli occhi con cui guardiamo l’altro sono offuscati dalla cateratta del giudizio che ci fa cogliere soprattutto le sue imperfezioni, e a causa di ciò ci fa giudicare in modo sommario e frettoloso come se quella persona si identificasse solo per quello che un giorno ha fatto o detto, mentre la sua vera essenza è ben altra cosa.
Ho personalmente sperimentato che ogni persona è molto di più di quello che mostra perchè racchiude in sé una grande potenzialità di bene che a volte rimane sepolta proprio a causa del giudizio severo o del peso del rancore altrui.
Ogni persona è un “pezzo unico”, prezioso e irripetibile, plasmato dalla mano di Dio, ed è corredato da una storia e un bagaglio di esperienze che non sempre lo aiutano a dare il meglio di sé.
La capacità di accogliere l’altro per quello che è, il desiderio di andare oltre l’apparenza e farci cercatori di quei “grani d’oro” che a volte restano nascosti nel cuore di chi ci sta accanto, sia allora il dono che Gesù può fare a ciascuno di noi in questo Natale : il dono di un cuore che si apre alla Misericordia.
Misericordia vuol dire provare compassione per l’infelicità e la miseria altrui, tanto da spingerci a perdonare, a non infierire ma piuttosto a consolare e soccorrere. E’ il modo in cui Dio ama ciascuno di noi, ed è la vocazione d’amore a cui ciascun cristiano è chiamato.
Quando usiamo misericordia verso noi stessi e gli altri, rendiamo visibile il volto di Cristo perché il Suo Spirito rinasce in noi e questo ci trasfigura, ci rigenera liberandoci dal veleno del giudizio, e riempiendoci di pace e di gioia.
A questo riguardo vorrei concludere condividendo con voi un’ esperienza personale, che ancora ricordo con emozione perché mi ha profondamente toccato.
Tutto ebbe inizio quel giorno in cui uno dei miei figli tornò a casa perché un ragazzo lo aveva colpito con violenza in seguito ad un litigio. Mi aspettavo una chiamata, un segno di interesse da parte della madre del ragazzo che aveva compiuto quel gesto e che sapevo esserne a conoscenza. Ricordo che quel silenzio indifferente mi ferì quasi più del fatto in sé. Finchè una mattina, circa quindici giorni dopo l’accaduto, la vidi, ma decisi di passare oltre. Fu lei ad avvicinarsi, mi chiamò e mi chiese di poter scambiare due parole. Se avessi ascoltato “la mia pancia” le avrei detto di no, – si sa, quando ci toccano i figli noi mamme diventiamo del tutto istintive ed irrazionali, – e inoltre non avevo alcuna voglia di sentire giustificazioni o attenuanti : sentivo ancora viva dentro di me la rabbia e la frustrazione per non aver ricevuto alcun riscontro da lei giorni prima…Tuttavia, un po’ perché fui presa in contropiede, un po’ perché per carattere non sono solita chiudere la porta in faccia a nessuno, seppur controvoglia acconsentii ad ascoltarla. Quello che successe poi, superò ogni mia aspettativa e mi disarmò completamente. Da quella donna non udii alcuna giustificazione o alcuna difesa arrogante come mi sarei aspettata, conoscendola, ma solo parole di scusa e di rammarico per quanto accaduto; da esse trasparivano il disagio misto a vergogna per il comportamento del figlio. La sua fragilità e il suo dispiacere di madre mi commosse profondamente e l’inquietudine ed il risentimento che fino a quel momento sentivo dentro di me , si sciolsero come neve al sole. Provai vergogna per i pregiudizi che avevo avuto su quella persona e di fronte alle sue lacrime, non potei più resistere. Subito mi avvicinai, le presi il volto tra le mani, e la baciai più volte sulle guance, abbracciandola forte, rassicurandola e consolandola.
Lei mi sorrise tra le lacrime e ricambiò il mio abbraccio.
Non so descrivervi la pace profonda e la gioia che mi comunicò quel gesto, ma ancor oggi le ricordo come fosse ieri.
Credo che per noi quel giorno…..fosse già Natale….!
Buon Cammino insieme !
Alessandra Cipolotti
Mi piacerebbe che questo Natale regalasse anche a noi lo stesso sguardo di Maria, uno sguardo pieno di incanto nei confronti dei nostri figli, dei nostri consorti, dei colleghi di lavoro, dei compagni di gioco e di studio, perché nei loro volti sappiamo riconoscere il volto del Signore Gesù.
Natale è il tempo della gratuità e della sorpresa, segnato dalla vicenda di un Dio che si è consegnato all’umanità assumendo la fragile carne di un bambino, indifeso e bisognoso di accoglienza e di cure, per incontrare, liberare e salvare ogni uomo.
Natale è la festa in cui desideriamo sorprendere l’altro coccolandolo con un regalo pensato e acquistato apposta per lui, per dirgli con quel gesto quanto per noi lui sia prezioso ed importante; è veramente Natale allora, quando in Cristo noi stessi ci facciamo dono d’amore, di verità e di speraza per ogni fratello.
E’ la festa in cui possiamo lasciarci abitare dalla presenza di Gesù, accogliere la novità, la luce che Egli porta con sé, per divenire noi stessi lucerne che diffondono speranza e benedizione attorno a noi.
Un gesto gentile, un sorriso, un complimento, una parola di consolazione, hanno la capacità di incoraggiare e aggiungere bellezza a chi lo riceve e cauterizzare le ferite dell’anima rigenerandola alla speranza.
Gesù durante tutta la sua vita, accolse, amò e si prese cura di ogni persona che incontrò nel suo cammino, ricercando e valorizzando il bene che c’è in ciascuno. Il bene è qualcosa di contagioso ma a volte anche fragile come un bimbo appena nato e per questo va incoraggiato, custodito e alimentato.
Purtroppo a volte gli occhi con cui guardiamo l’altro sono offuscati dalla cateratta del giudizio che ci fa cogliere soprattutto le sue imperfezioni, e a causa di ciò ci fa giudicare in modo sommario e frettoloso come se quella persona si identificasse solo per quello che un giorno ha fatto o detto, mentre la sua vera essenza è ben altra cosa.
Ho personalmente sperimentato che ogni persona è molto di più di quello che mostra perchè racchiude in sé una grande potenzialità di bene che a volte rimane sepolta proprio a causa del giudizio severo o del peso del rancore altrui.
Ogni persona è un “pezzo unico”, prezioso e irripetibile, plasmato dalla mano di Dio, ed è corredato da una storia e un bagaglio di esperienze che non sempre lo aiutano a dare il meglio di sé.
La capacità di accogliere l’altro per quello che è, il desiderio di andare oltre l’apparenza e farci cercatori di quei “grani d’oro” che a volte restano nascosti nel cuore di chi ci sta accanto, sia allora il dono che Gesù può fare a ciascuno di noi in questo Natale : il dono di un cuore che si apre alla Misericordia.
Misericordia vuol dire provare compassione per l’infelicità e la miseria altrui, tanto da spingerci a perdonare, a non infierire ma piuttosto a consolare e soccorrere. E’ il modo in cui Dio ama ciascuno di noi, ed è la vocazione d’amore a cui ciascun cristiano è chiamato.
Quando usiamo misericordia verso noi stessi e gli altri, rendiamo visibile il volto di Cristo perché il Suo Spirito rinasce in noi e questo ci trasfigura, ci rigenera liberandoci dal veleno del giudizio, e riempiendoci di pace e di gioia.
A questo riguardo vorrei concludere condividendo con voi un’ esperienza personale, che ancora ricordo con emozione perché mi ha profondamente toccato.
Tutto ebbe inizio quel giorno in cui uno dei miei figli tornò a casa perché un ragazzo lo aveva colpito con violenza in seguito ad un litigio. Mi aspettavo una chiamata, un segno di interesse da parte della madre del ragazzo che aveva compiuto quel gesto e che sapevo esserne a conoscenza. Ricordo che quel silenzio indifferente mi ferì quasi più del fatto in sé. Finchè una mattina, circa quindici giorni dopo l’accaduto, la vidi, ma decisi di passare oltre. Fu lei ad avvicinarsi, mi chiamò e mi chiese di poter scambiare due parole. Se avessi ascoltato “la mia pancia” le avrei detto di no, – si sa, quando ci toccano i figli noi mamme diventiamo del tutto istintive ed irrazionali, – e inoltre non avevo alcuna voglia di sentire giustificazioni o attenuanti : sentivo ancora viva dentro di me la rabbia e la frustrazione per non aver ricevuto alcun riscontro da lei giorni prima…Tuttavia, un po’ perché fui presa in contropiede, un po’ perché per carattere non sono solita chiudere la porta in faccia a nessuno, seppur controvoglia acconsentii ad ascoltarla. Quello che successe poi, superò ogni mia aspettativa e mi disarmò completamente. Da quella donna non udii alcuna giustificazione o alcuna difesa arrogante come mi sarei aspettata, conoscendola, ma solo parole di scusa e di rammarico per quanto accaduto; da esse trasparivano il disagio misto a vergogna per il comportamento del figlio. La sua fragilità e il suo dispiacere di madre mi commosse profondamente e l’inquietudine ed il risentimento che fino a quel momento sentivo dentro di me , si sciolsero come neve al sole. Provai vergogna per i pregiudizi che avevo avuto su quella persona e di fronte alle sue lacrime, non potei più resistere. Subito mi avvicinai, le presi il volto tra le mani, e la baciai più volte sulle guance, abbracciandola forte, rassicurandola e consolandola.
Lei mi sorrise tra le lacrime e ricambiò il mio abbraccio.
Non so descrivervi la pace profonda e la gioia che mi comunicò quel gesto, ma ancor oggi le ricordo come fosse ieri.
Credo che per noi quel giorno…..fosse già Natale….!
Buon Cammino insieme !
Alessandra Cipolotti