Un dono di amicizia e di bellezza è stata la possibilità di partecipare al concerto “Sud” di Fiorella Mannoia, sabato scorso al Geox a Padova. E’ un’artista che mi è sempre piaciuta per la sua signorilità, raffinatezza, professionalità.
Non ero proprio tranquillo: avevo nel cuore la preoccupazione per l’incontro con i catechisti del vicariato, la mattina dopo, ai quali dovevo dire qualcosa sulle caratteristiche del catechista nel nuovo percorso di iniziazione cristiana.
Senza accorgermene, i pensieri da consegnare ai catechisti son diventati la chiave di lettura del concerto, e il concerto una provocazione per i pensieri…
Quando l’artista ha iniziato ad affascinare tutti con la sua voce calda, l’abito elegante, i piedi nudi, ho pensato che mi piacerebbe proprio così la comunità cristiana: non sciatta, non “buttata là”, non ricca, non arrogante, non fredda… altrimenti che “grembo” può diventare?
Per provare a trasmettervi qualcosa di ciò che ho vissuto, vi metto in neretto le parole delle canzoni interpretate dalla cantante.
Ho trovato pazienza e discrezione: “aspettare è quel segreto che vorrei insegnarti”… Non possiamo avere fretta, soddisfare programmi e scadenze: c’è in ballo la persona, il suo mondo, le relazioni da costruire… “Dal tuo amore al mio amore, dal tuo sentire al mio pensare, dal tuo cuore al mio cuore”.
Ho apprezzato la capacità di mantenere aperta la strada del dubbio, che non possiamo ignorare per arrivare alla fede: “Ah che sarà che sarà, che accende candele nelle processioni, che tutte le campane andranno a cantare, e tutti i figli insieme a consacrare, e tutti i figli insieme a purificare”.
Mi son guardato intorno e ho visto che tutti, dal nord al sud, siamo poveri peccatori feriti, ma nell’incontro col Signore si aprono nuovi orizzonti, non teorici, ma stupendamente e terribilmente concreti: “Per chi ha l’anima tagliata l’amore è sangue, futuro e coraggio”.
Entrare nella vita nuova che la Pasqua ha inaugurato non è questione di riti o tradizioni, ma è provocante scelta di vedere con occhi nuovi e di amare con cuore nuovo: “Non è un film quello che scorre intorno, che vediamo ogni giorno, che giriamo distogliendo lo sguardo. Scegli da che parte stare”.
E’ così che la comunità cristiana diventa fertile, è così che può dire: “Non c’è figlio che non sia mio figlio, né ferita di cui non sento il dolore, non c’è terra che non sia la mia terra e non c’è vita che non meriti amore”.
E’ così che mentre genera viene rigenerata, e nel dono del Battesimo, della Cresima e dell’Eucaristia danza nel tempo con il suo Signore: “Dividerei il mio pane, ti mostrerei le danze, ti bagnerei con l’acqua più preziosa del diamante”.
Mi hanno commosso le parole immaginate da Fiorella come il saluto di una madre ad una figlia che parte. Lei, che non ha figli, ha commentato che ogni donna è madre, proprio come ogni comunità dovrebbe esserlo… Mi piacerebbe che la nostra comunità le potesse dire ad ogni figlio che, iniziato alla fede, parte per stare al mondo nella libertà dei figli di Dio: “Rivendica il diritto a essere felice, non dar retta alla gente e non aver paura. Ama la tua terra, non la tradire; non badare alle offese: lasciali dire. Ricorda che l’umiltà apre tutte le porte e che la conoscenza ti renderà più forte. Non ti sottomettere: tieni alta la testa. Non frenare l’allegria, non tenerla tra le dita. E io ti penserò in silenzio e griderò al mio cuore perché tu lo possa sentire”.
Sento anch’io tanti dubbi su cosa succederà con questo nuovo percorso: cosa diranno i genitori, come reagiranno i catechisti, chi capirà e chi no, ci saranno ancora preti che ci accompagneranno… Forse nascondono solo le nostre paure (per prime quelle di noi preti) ad abbandonare schemi e sicurezze, che talvolta confermano che diamo più importanza al rivestimento che al nucleo vitale della fede. “Io non ho paura di quello che ci cambierà”: questa è professione di coraggio evangelico, questa è stata anche la strada intrapresa cinquant’anni fa dal Concilio: “Occorre che questa dottrina certa ed immutabile sia approfondita ed esposta secondo quanto è richiesto dai nostri tempi. Altro è infatti il deposito della Fede, è il modo con il quale esse sono annunziate” (Giovanni XXIII, Discorso di apertura del Concilio).
E’ la vita che ci cambierà insieme, quella vera, non precotta, non programmata a tavolino! E’ quella vita che il Figlio di Dio ha accolta e che – in un certo senso – ha cambiato anche lui: “Cristo Gesù, pur essendo nella condizione di Dio, svuotò se stesso, assumendo una condizione di servo, diventando simile agli uomini” (Fil 2, 6-7).
Il concerto è finito in un attimo, perché ciò che ha bellezza non ha noia. A grande richiesta, Fiorella ritorna, canta, danza e, danzando, passa tra la gente in platea, poi sù, fino alle ultime file della tribuna: un saluto a tutti, una carezza a qualche bambino, un passo di danza con qualche giovane, un grazie corale. Mi passa accanto: ha 58 anni e sprizza energia. Mi piacerebbe così la nostra comunità: saggia di anni, giovane di cuore, ferma nella speranza, danzatrice di risurrezione, che va incontro ai primi e agli ultimi, con un annuncio “bello” da offrire: Gesù, il vivente, rende viva la tua vita: “Se resteremo umani saremo liberi e nel nostro domani impareremo a vivere e convivere”.
d. Silvano Berto