LA FAMIGLIA, CELLULA STAMINALE DELLA COMUNITA'

I preparativi per le vacanze sono sempre a casa mia un momento di confusione e tensione. Per quanto ci si sforzi di far stare in meno borse possibile tutto il necessario per cinque “anime”, quando mio marito deve caricare i bagagli sulla punto, questa risulta essere sempre “troppo carica e troppo affollata…”. “Verrà il momento – dice – in cui potremo andare via solo io, te e il piccolo Gio, belli e larghi e comodi”. In verità anche lui, come me, è piacevolmente stupito nel constatare come ogni anno le figlie, ormai grandi, cerchino di “difendere” dalle loro vacanze con gli amici e/o campi scuola, almeno una settimana da passare tutti insieme in famiglia. Questo ci rende felici e ci rendiamo conto come ciò non sia affatto scontato…
A riguardo, mi viene in mente un’ immagine, rappresentata dalla foto, che mi porto a casa proprio da questa breve vacanza al mare.
Mi restituisce piacevoli sensazioni. Inoltre, è la risposta ad alcune riflessioni che facevo durante la mia passeggiata mattutina in riva al mare, quando la spiaggia era ancora semi-deserta… pensieri che ora vorrei poter condividere con voi.
Quella mattina, mentre passeggiavo con i piedi nell’acqua e la musica nelle orecchie, stavo riflettendo sull’anno trascorso, sulle attività svolte in Comunità, in particolare, sugli incontri con le famiglie dei ragazzi della Catechesi. Davanti a me scorrevano volti e immagini, ricordavo alcuni dialoghi che mi avevano colpito e, pensando al nuovo anno pastorale che si apre tra poco, all’incarico che mi è stato affidato come accompagnatrice dei genitori, affioravano dentro di me dubbi e domande, del tipo: “Come poter portare alle persone un annuncio che risvegli in loro il desiderio di riappropriarsi della propria fede come un qualcosa di utile, prezioso e desiderabile per la propria vita? Come essere “compagni di viaggio” significativi e discreti che si mettono a fianco di questi fratelli per aiutarli con delicatezza ed attenzione a scoprire i segni della presenza del Risorto nelle pieghe della loro quotidianità?”.
Mi riaffioravano nella mente numerosi fatti di cronaca, che raccontavano violenze e tragedie consumate tra le mura domestiche e che mi turbavano e mi interrogavano: “Può essere la famiglia colei che ancora oggi educa a valori positivi e duraturi, quando appare così fragile nelle relazioni, così ferita ed attaccata sotto ogni punto di vista?”. Le domande che già da tempo mi tormentavano quella mattina erano diventate quasi una grido, e chiedevano una risposta.
Dopo più di un’ora di cammino, decisi di girarmi e ritornare indietro perché il resto della “truppa” sarebbe scesa in spiaggia a momenti. Fu allora che voltandomi, alzai la testa e quello che vidi fu per me quasi una rivelazione. Davanti a me stavano avanzando quattro persone: alla sinistra c’era una ragazza di circa 15 anni, poi una donna, un uomo e infine un ragazzino. Camminavano occupando tutta la battigia tenendosi per mano, chiacchierando e sorridendosi l’un l’altro. Mi fermai ad osservarli mentre passavano. Ricordo ancora i loro volti così sereni e il suono delle loro risate. È un’ immagine che mi ha toccato e commossa profondamente trasmettendomi tanta positività e speranza. Mi piace pensare a quell’incontro così casuale come ad un “messaggio” in risposta alle mie domande: è la famiglia la cellula staminale sulla quale dobbiamo investire le nostre risorse e dalla quale dobbiamo ripartire per rigenerare e differenziare la nostra Comunità Umana e Cristiana.
È in famiglia che impariamo il valore delle relazioni, che scopriamo il significato del perdono, che gustiamo la gioia e la preziosità della condivisione, crescendo in statura ma soprattutto in umanità. Niente e nessuno può sostituirsi ad essa ed è dunque proprio su di essa che anche noi operatori pastorali dobbiamo credere e concentrare i nostri sforzi.
Lo stesso Gesù, Figlio di Dio, ma anche pienamente uomo, ha scelto di venire a noi assumendo le vesti di un bambino e durante i primi anni della sua vita, ha mangiato, dormito, giocato come un qualsiasi fanciullo che vive la sua vita all’interno di una famiglia; quel periodo di cui non sappiamo quasi nulla – fatta eccezione per l’episodio che narra della presentazione al tempio, o di lui ormai dodicenne tra i dottori – ma che non è stato una perdita di tempo, ma una “palestra per la vita”, un “allenamento” alla Testimonianza.
Mi piace pensare allora alle nostre famiglie come luoghi favorevoli e privilegiati per allenarci al servizio, alla condivisione, all’amore.
Anche la nostra Comunità, allora, Famiglia di famiglie, è chiamata a diventare luogo di relazioni sincere, dove ciascuno possa sentirsi “a casa”, accolto e protetto, dove ci si prende cura l’uno dell’altro, e quando capita di discutere, di alzare la voce, mai nessuno poi si prende il lusso di andarsene via per sempre “sbattendo la porta”, ma ci si riconcilia, accettando di ricominciare, ritornando a sedere tutti attorno alla stessa mensa.
Spero che questo tempo di riposo che ci regala l’estate, sia stato un momento prezioso in cui ciascuno abbia potuto gustare ed apprezzare l’importanza e la bellezza delle relazioni, sia quelle di “sangue” , sia quelle dello “spirito”…
A tutti noi auguro, per il prossimo anno pastorale che è ormai alle porte, buoni “investimenti” in famiglia e buon cammino, insieme !
 
Alessandra Cipolotti
condividi su