Pentecoste: Epifania della Chiesa

Quando penso alla Pentecoste, mi viene in mente il brano degli Atti Cap. 2 che amo particolarmente perchè ricco di simbologie. Si legge che gli Apostoli, sono riuniti nello stesso luogo, ad indicare forse che si era già formata una piccola Comunità, quasi “un embrione” di Chiesa. Li immagino ancora confusi e frastornati dagli avvenimenti degli ultimi giorni, stretti attorno a Maria alla quale Gesù stesso ha affidato, nella persona di Giovanni, anche ciascuno di noi.
Ad un tratto, ecco che un vento impetuoso riempie tutta la casa: la potenza dello Spirito supera ogni chiusura e resistenza, riempie della Sua presenza anche l’angolo più nascosto del cuore e subito questo dono si trasforma in “azione” perchè mette i discepoli in movimento; diventa “relazione” perchè li fà “uscire fuori” da se stessi, dalle proprie paure e resistenze. Infatti, con grande stupore dei presenti, essi riescono a parlare un linguaggio che tutti possono comprendere, che tutti recepiscono, perchè interpreta e risponde pienamente ai bisogni che ci abitano nel profondo: la Buona Notizia, il Vangelo di Gesù, con il suo potere sanante e liberante è rivolto all’uomo di ogni parte del mondo perchè è la risposta agli aneliti di vita, di felicità, di pace, di comunione che abitano nel cuore di ciascuno.
È un Annuncio che supera ogni confine ed ogni razza, che può essere compreso da chiunque perchè usa “un idioma” molto semplice: quello dell’Amore, l’Amore del Padre per la sua creatura, che siamo noi, pienamente realizzato e compiuto in Gesù Cristo.
L’Amore non ha bisogno di tante parole, ma si serve di gesti, di attenzioni che lo manifestano: un abbraccio, una carezza, un sorriso, una “benedizione” donate a chi ci sta accanto servono a trasmettono cura, protezione, accompagnamento.
La Pentecoste, quindi, ci rivela il volto di una Comunità Missionaria che sente sì l’urgenza di far conoscere la persona di Gesù Cristo con l’annuncio delle sue opere e parole, ma contestualmente diventa madre, si fà grembo che genera, che nutre e che si prende cura dell’uomo lungo il cammino della fede.
Mi piace quindi la definizione che ho letto su un Prefazio: Pentecoste: Epifania della Chiesa ovvero rivelazione e manifestazione del volto di una Comunità che grazie al dono dello Spirito diventa come Dio l’ha voluta e pensata: piena di passione per l’uomo, la stessa passione che caratterizzava la missione di Gesù.
 
Ho scelto questa immagine, in cui al centro è raffigurate Maria perché mi piace pensare che abbia occupato il posto lasciato libero dal Maestro, per diventare nostro punto di riferimento ed esempio.
 
Maria, donna dell’attesa, come dice un canto, che fecondata dallo Spirito Santo, hai saputo attendere docilmente e con fiducia che si compisse in te la promessa annunciata dall’angelo, aiuta anche noi a saper attendere con pazienza che i frutti di bene che vengono seminati nelle nostre Comunità crescano secondo i tempi e la sapienza del Padre;
 
Maria donna dell’attenzione, che come a Canaa di Galilea, ti accorgi quando nella nostra vita “non c’è più vino”, non c’è più gioia, non c’è più “gusto di vivere” e intercedi per noi, donaci di avere cura e attenzione per chi ci sta vicino perché possiamo venire toccati e provocati dalla sofferenza del nostro fratello;
 
Maria donna dell’ascolto che custodisci nel tuo cuore i fatti della vita e li mediti alla luce della Parola, aiuta anche a noi a saper discernere ed orientare le nostre scelte pastorali secondo la volontà del Padre;
 
Maria donna della concretezza, che superando ogni critica e sospetto hai ascoltato il tuo cuore e ti sei messa in viaggio per raggiungere la cugina Elisabetta, aiuta anche noi a non indugiare, ma a ripondere prontamente a quanto lo Spirito ci suggerisce.
 
La Grazia dello Spirito Santo non ammette indugi” dice Sant’Ambrogio: ciò che Esso  suscita nel profondo del cuore, non può essere rimandato e così è anche per i talenti e i carismi che da esso derivano: se non vengono messi al servizio del bene comune, se non vengono condivisi, sono come un frutto maturo tenuto in tasca, non solo nessuno può rallegrarsi nel gustare il suo profumo e sapore, ma è anche destinato a marcire.
 
Lo Spirito Santo, questa terza persona della Trinità un pò misteriosa, un pò difficile da immaginare, mi piace molto paragonarla all’aria: essa è necessaria per respirare, per vivere, ma non possiamo nè vederla, nè toccarla, eppure ci accorgiamo degli effetti provocati dalla sua presenza.
 
Così è anche dello Spirito dono del Risorto: è il nostro “navigatore satellitare”, è Colui che ci aiuta ad orientare la nostra vita verso il progetto di amore e di salvezza che il Padre ha pensato per noi, aiutandoci a diventare uomini e donne secondo il Suo cuore…
 
Vorrei concludere condividendo con voi una piccola parte del mio credo, quella in cui professo la mia fede nello Spirito Santo; è stato scritto in una notte di qualche anno fa, dopo un periodo oscuro di prova e di fatica, ed è diventata per me, la mia “Reditio”…
 
Dice così:
 
… dico il mio Amen allo Spirito Santo,
dono del Risorto, soffio di Vita eterna,
che illumina i miei occhi affinché io possa vedere
“il dito di Dio” nei fatti della mia vita,
che apre il mio cuore alla Sua volontà
e che mi aiuta a “togliere” la polvere dal mio volto
perché appaia sempre più visibile il volto di Cristo…
 
 
Sia questo l’augurio e la preghiera per noi tutti per questa Pentecoste.
 
Buon cammino, insieme.
 
 
 
Alessandra Cipolotti
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