«… nella vecchiaia daranno ancora frutti,
saranno vegeti e rigogliosi» (Sai 92,15)
Victor Hugo diceva che per i geni, come Dante o Michelangelo, invecchiare è crescere. A maggior ragione potremmo dire che per i santi invecchiare è crescere sempre di più, infatti amare Dio vuol dire progredire nel cammino della fede, accrescere la propria vita soprannaturale e portarla sempre più in alto, pensiamo quindi a quale inarrestabile traiettoria verso l'alto sia stata la vita di Maria, fino ad essere “assunta”, a raggiungere la stabilità immutabile di Dio.
Ma chiediamoci che cosa ha fatto la Madonna per salire così in alto, senza soste, senza debolezze. Nella sua vita di ogni giorno ha fatto quello che facevano tutte le altre donne di Israele, ma l'ha fatto con lo sguardo fisso dove era il suo tesoro. Gesù ha detto che dove è il nostro tesoro là è anche il nostro cuore, e poiché il tesoro di Maria era in alto, attraverso le umili azioni di ogni giorno ella saliva sempre di più e per lei il trascorrere dei giorni non significava invecchiare ma crescere, anzi potremmo dire che, ripetendo continuamente il suo sì a Colui che la attirava e la chiamava, Maria era continuamente “assunta” in cielo.
S. Ireneo, nel suo trattato Contro le eresie, dice: «L'anima e lo Spirito costituiscono una parte dell'uomo, e non tutto l'uomo; l'uomo perfetto infatti risulta dalla compenetrazione e dall'unione dell'anima, che accoglie lo Spirito del Padre, con la carne, creata anch'essa a immagine di Dio… La carne strutturata, da sola, non è l'uomo completo, ma solo il corpo dell'uomo, cioè una parte dell'uomo. Ma neppure l'anima da sola costituisce tutto l'uomo: è l'anima dell'uomo, cioè una sua parte. E neppure lo spirito è l'uomo: si tratta appunto dello spirito, non di tutto l'uomo. Solo la fusione, l'unione e l'integrazione di questi elementi costituisce l'uomo perfetto… E perfetti sono appunto coloro che presentano questi tre elementi uniti, senza meritare rimprovero alcuno. Perfetti sono quindi quelli che hanno costantemente in sé lo Spirito, e custodiscono l'anima e il corpo, conservando la fede in Dio e osservando la giustizia verso il prossimo».
Quindi Maria era continuamente “assunta”, fino ad esserlo in modo totale e definitivo, proprio perché non faceva una divisione tra la sua anima e il suo corpo, cioè tra la sua parte umana e la sua parte spirituale e, tenendo la sua parte spirituale “in alto”, portava in alto anche quella umana.
Noi siamo invece così abili a trascinare la nostra parte spirituale nel vortice del nostro io dominato dall'umano, dalla logica del mondo, dalle vere o presunte esigenze del nostro corpo, della nostra personalità. In questa luce, chiediamoci sinceramente: a che punto stiamo con la nostra “assunzione” ad imitazione di Maria?
Noi professiamo nel Credo la fede nella risurrezione dei morti: sicuramente anche noi risorgeremo e, se saremo morti nel Signore, il nostro corpo glorioso entrerà in cielo. L'unica differenza tra noi e la Madonna sta nel tempo che intercorre tra la nostra morte e la nostra risurrezione, anche se, di fronte all'eternità, questo non ha molta importanza. Stiamo però attenti, perché la verità della risurrezione dei morti è discriminante per la fede, la mette veramente in crisi, perché diventa un elemento inquietante e assurdo per chi ragiona e giudica solo in base alla propria esperienza – basta ricordare la reazione degli ateniesi all'annuncio di Paolo! – mentre per chi crede questa verità deve cambiare la vita.
Maria assunta in cielo è, dopo Cristo, una vittoria di Dio, una vittoria del bene sul male. Ma anche noi siamo chiamati a vincere, a diventare persone del sì, e paradossalmente lo diventeremo solo se avremo il coraggio di dire dei no, prima a noi stessi e poi alla logica del mondo.
Il Padre ha elargito a Maria la sovrabbondanza di grazia, ma ella vi ha corrisposto perfettamente in piena adesione all'azione dello Spirito Santo e anche per lei è stato frutto di sforzo, di rinuncia, di sacrificio fare della sua vita un sì.
Ma pure in noi agisce lo Spirito Santo, dandoci tutta la grazia per fare quei passi in salita che da soli non sapremmo mai fare, per crescere invece di invecchiare, per camminare speditamente verso la meta, mentre spesso vaghiamo apparentemente senza meta, come se fossimo dei pellegrini perpetui, mentre già S. Tommaso affermava che «nulla si muove per muoversi, ma per arrivare» e noi la meta l'abbiamo chiara: arrivare a contemplare il volto di Dio senza veli, ma per questo bisogna morire e morire totalmente, cioè non solo nel corpo ma anche nello spirito. Solo così la vecchiaia sarà una crescita verso il bene, il sommo Bene.
da “Beata Pacis Visio”, luglio-agosto 2013
Abbazia S. Maria di Rosano