Quando alla sera decido che è arrivato il momento di dormire, mentre aspetto che il sonno mi faccia perdere il contatto con la realtà, sono solita a ripensare alla giornata trascorsa, alle relazioni, agli incontri avuti, alle cose dette e fatte, a come è stato il mio atteggiamento con le persone che ho incontrato… e quindi se c’è qualcosa da dover rimediare o recuperare alla prima occasione…
Mi piace fare la stessa cosa anche a conclusione di un anno pastorale, quando con i ragazzi della catechesi prima, e poi con la mia “socia” – la mia “compagna di cammino” con cui condivido il servizio – ci regaliamo un momento di verifica per poter insieme rivedere cosa nel nostro percorso è stato più fruttuoso, cosa c’è da migliorare o da cambiare e che cosa invece da abbandonare.
Il gruppo che quest’anno abbiamo accompagnato è stato quello dei ragazzi che si preparavano alla Cresima, abbastanza “grandi” quindi per motivare non solo le loro preferenze riguardo alle attività svolte, ma anche il perché di quelle scelte.
Nel confronto con loro abbiamo constatato con piacere che al “top della loro hit parade” oltre alla giornata del ritiro in preparazione del Sacramento, alla gita di fine anno in bicicletta con i genitori – occasioni in cui si è potuto andare via in un luogo diverso e aver a disposizione un'intera giornata, con dei ritmi più rilassati per le attività -, sono state molto “votate” anche la spesa per la caritas – che li ha coinvolti in prima persona perché hanno messo insieme le loro risorse e hanno fatto personalmente gli acquisti in supermercato -; le testimonianze sui doni dello Spirito Santo e gli stands sui segni del Battesimo quest’ultimi tenuti dai genitori.
I testimoni, un adulto e un giovane, che avevamo coinvolto nel nostro percorso di scoperta dei doni dello Spirito, con le loro esperienze di vita e le loro scelte, rendevano visibili i frutti che derivano dall’aver “incarnato” nella propria quotidianità uno dei sette doni; il fatto di sentire il racconto di esperienze e fatti vissuti e letti alla luce della fede, ha molto colpito i ragazzi e lo stesso è stato anche quando alcuni genitori si sono “messi in gioco” parlando dei segni del Battesimo.
Tutto questo credo stia a significare che quando la narrazione della nostra fede è anche impregnata della nostra umanità, delle nostre esperienze di vita concreta, è una testimonianza grande e che lascia il segno più di tante altre parole…
Il nostro è il ”Dio della storia”, è il Dio “di Abramo, di Isacco, di Giacobbe”, un Dio che è relazione, che si fa presente nei fatti della nostra vita perché essa sia impregnata della Sua presenza, perchè in essa si leggano le impronte di un Padre che non è lontano, che non è distante, ma si mescola con la nostra umanità, non ha paura di compromettersi con noi, perchè non ha paura di amarci fino in fondo.
Alessandra Cippolloti