La prima domenica del tempo di Quaresima si apre con l’episodio di Gesù che, dopo aver ricevuto il Battesimo, viene condotto dallo Spirito nel deserto: anche Lui, come il popolo di Israele è chiamato a vivere questa esperienza prima di dare inizio alla Sua missione. Personalmente nel deserto non ci sono mai stata, ma guardando qualche immagine nel web quello che mi salta subito all’occhio è l’assoluta assenza di punti di riferimento: sia esso un paesaggio roccioso o sabbioso, appare comunque un luogo in cui tutto sembra uguale, dove si ha l’impressione di camminare all’infinito e di non arrivare mai, luogo di solitudine e di silenzio, senza piste, senz’ acqua, inospitale e disabitato dove la vita sembra aver “gettato la spugna”… Eppure in un luogo così, Dio ha condotto il suo popolo guidandolo per quarant’anni con braccio teso e mano potente, facendogli vivere una vera e propria “iniziazione” da un essere prima, cioè da un essere schiavo, sottomesso ai capricci di un aguzzino, ad un “divenire poi”, cioè rinascere come popolo di Dio, finalmente libero. È in questo luogo che Dio chiama Mosè e gli si rivela, è qui dove consegna le Tavole della Legge, le Dieci Parole ad Israele legandolo a sé con un Alleanza perenne; ed è soprattutto qui che Israele fa un esperienza esistenziale: impara a conoscere chi è Jahvè, un Dio che cammina con lui riempiendolo di doni e prevenendo ogni suo bisogno e contestualmente sperimenta cosa veramente abita nel suo cuore di creatura: l’incredulità e l’ idolatria.È un cammino pedagogico duro e faticoso, dove ogni giorno esso deve imparare a fidarsi ed affidarsi ad un Dio che non conosce ancora e dal quale dipende in tutto e per tutto… Ma allora non era forse meglio restare in Egitto?Anche noi, come il popolo di Israele, abbiamo fatto esperienza nella nostra vita di deserto ed anche noi abbiamo mormorato chiedendoci se questa esperienza fosse davvero necessaria.Sono deserto quelle situazioni in cui ci sembra di camminare senza sapere dove andare perché abbiamo perso l’orientamento, in cui abbiamo davanti agli occhi lo stesso orizzonte e nulla sembra cambiare; sono deserto i momenti in cui sperimentiamo fame e sete e ci accorgiamo di essere senza risorse e ci chiediamo chi potrà aiutarci a sopravvivere e ad avanzare… ed a volte si affaccia persino la tentazione di tornare indietro… Anche Gesù ha vissuto questa prova nella propria carne, e mi piace pensare che essa sia stata la sua “iniziazione” prima del compimento della sua missione.Ho scelto questa immagine perché mi colpisce l’atteggiamento di Gesù: appare stanco e provato, ma nel modo con cui stringe le mani in quell’ atteggiamento “orante” leggo la forza che gli viene dal legame intimo e profondo che ha con il Padre, lo stesso che siamo chiamati a sperimentare anche noi, soprattutto quando siamo nella prova …Nelle esperienze anche più dure e faticose della nostra vita, allora, se restiamo attaccati alla Preghiera, alla Parola di vita, possiamo uscire vincitori, proprio come Gesù.Mi piace pensare che ogni passaggio importante della nostra esistenza sia una vera e propria “iniziazione”, un prezioso momento cioè di cambiamento e conversione: sono esperienze che ci aiutano a rientrare in noi stessi, lì dove sta il nostro cuore profondo, ci rivelano chi siamo veramente, senza maschere o false illusioni, ci mostrano quali sono le nostre priorità e contestualmente ci insegnano l’immenso valore della speranza e della pazienza. Il deserto non può essere luogo dove istallarsi, ma solo luogo di passaggio, dove è necessario mettersi in cammino portandosi solo l’essenziale, per non essere impediti e appesantiti nel procedere : essenziale è per noi, il pane della Parola e la sorgente fresca della Preghiera.Anche la Quaresima, allora, questi 40 giorni che ci preparano alla Pasqua, vorrei potessero diventare per tutti noi “tempo di iniziazione” ovvero occasione favorevole per rivivere la pedagogia del deserto che ci obbliga ad andare all’essenziale, al nostro centro, dove sta la verità su noi stessi, mettendoci in contatto con la nostra natura di creature, capaci di guardare in faccia la propria fragilità, senza paura, sapendo che quando da questa si alza un grido, che diventa preghiera, essa diviene “luogo teologico”, occasione di incontro con la misericordia di Dio.Quaresima allora, come cammino penitenziale, per prendere coscienza sì della nostra realtà di peccato, ma con la consapevolezza che sono proprio queste ferite, questi solchi imperfetti che portiamo nel nostro cuore a renderci e ancora più “permeabili” alla Grazia di Dio.Quaresima allora, come tempo per orientare il nostro cammino avendo come orizzonte il giardino di Pasqua dove siamo chiamati a rinasce, rigenerati dalla Grazia della Risurrezione di Cristo, come Figli di Dio, un Dio che “per riscattare lo schiavo, ha sacrificato il Figlio”…Buon Cammino Insieme! Alessandra Cipolotti