“SONO RISORTO E SONO SEMPRE CON TE”

Sono risorto e sono sempre con te; tu hai posto su di me la tua mano” questa è l’antifona di ingresso che la Liturgia propone nel giorno di Pasqua e che sento oggi più che mai rivolta a ciascuno di noi: Gesù è colui che è sceso nel profondo dello Sheol, nella tenebra più oscura della nostra esistenza, trasformandola per noi in luce, aspettandoci lì dove nessun altro può accompagnarci e uscendone vincitore.
L’Evangelista Giovanni inizia il suo racconto sulla Risurrezione con la frase “il primo giorno della settimana“ ricordandoci il primo giorno della creazione del Libro della Genesi: la Pasqua è infatti l’inizio di una nuova creazione che si compie in Gesù Cristo dove la morte non esiste più, non ha più potere, poiché Egli l’ha ricoperta di vergogna, trasformando quella tomba in una porta che si apre ad una nuova vita.
Maria di Magdala in questo primo giorno dopo il sabato, giorno di rigoroso precetto per gli ebrei, si reca al sepolcro quando era ancora buio, dice la Parola; queste tenebre mi fanno pensare a tutte quelle abitudini che ci portiamo addosso come una “seconda pelle”, dalle quali facciamo fatica a staccarci e che ci tengono come incatenati: sono i pensieri negativi, i fatti dolorosi del passato che ancora ci condizionano, sono le tenebre dell’incomprensione, sono la tendenza al pessimismo e alla mormorazione… Questi nostri modi di essere e di pensare sono spesso delle “zavorre” che ci trasciniamo dietro e che intralciano e appesantiscono il nostro procedere nel cammino della fede impedendoci anche di vedere i segni della presenza del Risorto nelle pieghe della nostra vita, proprio come Maria, che di fronte alla pietra rotolata via, non riesce a cogliere in quel fatto un segno di vita.
Maria non capisce. Nello smarrimento di questa donna che crede di aver perso anche quello che gli era rimasto del suo Maestro, mi sembra di cogliere lo smarrimento esistenziale di chi si accorge di non avere più alcun punto di riferimento nella propria vita, smarrimento che spesso avvertiamo anche noi credenti quando ci accorgiamo che Dio non è dove noi lo vorremo trovare, perché lo stiamo cercando nel posto sbagliato, dove Lui non c’è.
Il racconto prosegue poi con la corsa al sepolcro di Pietro “e dell’altro discepolo, quello che Gesù amava”. Mi sono chiesta chi mai potrà essere questo discepolo di cui l’evangelista non dice il nome, anche se intuiamo che forse si parla di Giovanni, di cui altre volte nei Vangeli si era usata tale espressione… Mi piace pensare che non sia stato identificato proprio perché in lui possiamo vedere rappresentato ciascuno di noi. Questo discepolo che Gesù amava, al quale l’intenso amore per il Maestro mette le ali ai piedi, che arriva per primo al sepolcro, è proprio lui che una volta entrato, percepisce e sperimenta per primo il miracolo della Risurrezione. In costui, che sa vedere con gli occhi dello spirito, vorrei identificare ogni uomo che abbia avuto esperienza nella propria vita della relazione con Gesù, che abbia gustato l’intimità e l’amicizia con Lui.
Il discepolo che Gesù amava, dunque, porta il nome di ciascuno di noi ogni qualvolta che ci lasciamo guidare non dalla nostra ragione, ma dall’Amore che aiuta il nostro cuore ad aprirsi alla Verità e a vedere, e vedendo, a credere.
Pensando alla corsa dei discepoli, mi risuona nella mente una frase della Lettera agli Ebrei nella liturgia delle ore del martedì santo in cui era scritto “deposto ciò che è di peso e il peccato, che ci intralcia, corriamo con perseveranza nella corsa, tenendo fisso lo sguardo su Gesù”… Mi piace pensare allora a questo tempo di Pasqua e anche a tutta la nostra vita cristiana come ad una corsa, che ci vede protesi verso il giardino di Pasqua, alleggeriti – grazie alla conversione che viene dall’ ascolto della Parola – da tutte quelle “zavorre” che ci impediscono di procede spediti verso l’incontro con il Risorto, l’unico capace di liberarci e rigenerarci dal profondo, spingendoci poi a ripartire come annunciatori “contagiosi” di gioia, di speranza e di vita verso le persone che il Padre ci pone accanto.
Vorrei concludere donandovi un pensiero del Cardinal Martini, che in questo brano mette in luce un aspetto che mi ha molto colpito e che condivido pienamente: per riconoscere nella nostra vita i segni della Risurrezione abbiamo bisogno di camminare insieme alla nostra Comunità, abbiamo bisogno di aiutarci gli uni gli altri, abbiamo bisogno di sentirci parte della Chiesa dove ciascun fratello è unico e prezioso.
“Nella Chiesa che va alla ricerca dei segni ci sono diversi temperamenti, diverse mentalità: c'è l'affetto di Maria, l'intuizione di Giovanni, la massiccia lentezza di Pietro; si tratta di diversi tipi, di diverse famiglie di spiriti che cercano i segni della presenza del Signore. Ma tutti, se sono veramente nella Chiesa, hanno in comune l'ansia della presenza di Gesù tra noi. Esistono quindi nella Chiesa diversi doni spirituali, da cui hanno origine diverse disposizioni: alcuni sono più veloci, altri più lenti; tutti comunque si aiutano a vicenda, rispettandosi reciprocamente, per cercare insieme i segni della presenza di Dio e comunicarceli, nonostante le diversità delle reazioni di fronte al mistero. In questo episodio troviamo l'esempio della collaborazione nella diversità: ciascuno comunica all'altro quel poco che ha visto, e insieme ricostruiscono l'orientamento dell'esistenza cristiana, laddove i segni della presenza del Signore, di fronte a gravi difficoltà o a situazioni sconvolgenti, sembrano essere scomparsi… Quando manca la presenza dei segni visibili del Signore, bisogna scuotersi, muoversi, correre, cercare, comunicare con altri, con la certezza che Dio è presente e ci parla. Se nella Chiesa primitiva Maddalena non avesse agito in tal modo, comunicando ciò che sapeva, e se non ci si fosse aiutati l'un l'altro, il sepolcro sarebbe rimasto là e nessuno vi sarebbe andato; sarebbe rimasta inutile la Risurrezione di Gesù. Soltanto la ricerca comune e l'aiuto degli uni agli altri portano finalmente a ritrovarsi insieme, riuniti nel riconoscimento del Signore” (C. M. Martini, Il vangelo secondo Giovanni).
 
Buona Pasqua e buon Annuncio!!!
 
Alessandra Cipolotti
 
S. Pasqua, 31 marzo 2013
condividi su