È iniziato per noi cristiani un tempo che la Chiesa ci dona di anno in anno: la Quaresima, aurora che ci fa intravvedere la luce del sole di Pasqua, cammino mistagogico in cui ciascuno è chiamato a entrare sempre più nel Mistero della passione, morte e Resurrezione di nostro Signore Gesù Cristo, grazie all’ascolto della Parola proclamata in queste domeniche e dai segni e dai momenti che la Liturgia ci propone.
È anche un tempo favorevole per rivivere e celebrare la nostra fede insieme e grazie ad una Comunità, che ci accompagna e ci sostiene anche nell’impegno di testimoniarla nella vita di ogni giorno.
Il rito simbolico dell’imposizione delle ceneri, con cui ha inizio questo tempo, è accompagnato da due formule di cui una mi colpisce in modo particolare: Ricordati che sei polvere – parole tratte dal libro della Genesi – che ancora oggi ci dicono chi siamo e da dove veniamo : siamo creature, fragili, limitate e vulnerabili, plasmate dalla mano di Dio, dal quale abbiamo ricevuto l’alito di vita e al Quale ritorneremo.
Proprio in questi giorni, nella fragilità della vecchiaia e nel progredire della malattia di mio padre, ho potuto toccare con mano la concretezza di queste parole: la caducità fa parte di noi e la nostra vita terrena non è altro che un cammino quaresimale in cui i fatti che ci capitano, le persone che incontriamo, possono diventare preziose occasioni di conversione, di rivelazione e di crescita, che ci preparano e ci guidano lungo il nostro cammino della vita il cui orizzonte ultimo è la nostra Pasqua, dove ci attende il Signore.
Questi quaranta giorni che abbiamo davanti a noi sono un invito, anzi un’educazione a imparare a fermarci per guardare in profondità dentro a noi stessi, per riconoscere chi siamo veramente, per riflettere sulle nostre scelte e recuperare quanto di buono e di importante abbiamo trascurato rincorrendo cose vane e deludenti.
È una sosta che ci rigenera, che ci fa riscoprire l’urgenza e la necessità che la Sua Parola risuoni nella nostra vita, poiché Essa è l’unica verità assolutamente necessaria, unica fonte della nostra speranza, unico sostegno del nostro esistere.
Ho scelto questa immagine perché credo che ben rappresenti cosa intendo dire per sostare e rigenerarsi. A destra del dipinto c’è Maria che viene raffigurata con il capo chino verso il bambino, con gli occhi chiusi, abbandonata in un silenzioso dialogo con il Figlio che tiene stretto a sé; Maria è la Vergine del Silenzio e dell’Ascolto, è colei che ha accolto e custodito in sé la Parola, meditandola nel Suo cuore, e questo ha reso feconda la sua vita, proprio come il paesaggio lussureggiante che è rappresentato attorno a lei.. Se vogliamo che anche la nostra vita possa fiorire e dare frutti buoni è necessario che essa sia costantemente irrigata e nutrita dalla preghiera e dalla contemplazione.
Come possiamo vivere allora al meglio questo tempo di Grazia che ci è donato sia personalmente, sia in seno alla nostra comunità? Credo che la proposta fatta dalla nostra diocesi ad ogni parrocchia di riservare una settimana, libera dalle attività di routine, in cui le persone possano sostare riunite attorno alla parola di Dio, sia proprio un regalo gradito e opportuno da non lasciarci sfuggire!
È questa, infatti, l’occasione per vivere i gesti che il tempo di Quaresima ci consegna – preghiera, unita all’ascolto della Parola, digiuno e carità – in un contesto non solo personale, ma “ecclesiale”.
Mi spiego meglio. Il digiunare, per esempio – dal piacere del fumo, dai cibi elaborati o della televisione… -, con l’intento di lasciare uno spazio dentro di noi, di creare un vuoto da riempire, si può concretizzare anche in comunità organizzando magari proprio durante l’ora di cena, la lettura continuata in Chiesa di alcuni brani del Vangelo, intervallati da momenti di silenzio e adorazione, dove chi lo desidera, può recarsi con l’intento di nutrirsi con il Pane della Parola; in quest’ occasione poi, il corrispettivo di quel pranzo non consumato può essere raccolto e devoluto in un opera di carità condivisa dalla comunità.
Sono semplici proposte che ci permettono di condividere momenti di ascolto e preghiera insieme ai nostri fratelli di cammino e magari ci danno anche l’occasione di prenderci cura di chi si trova a vivere un momento di difficoltà, invitandolo personalmente a partecipare, offrendoci di andarlo a prendere se occorre!
Sono convinta che riunirsi attorno alla parola di Dio per meditare e pregare insieme, sia ciò che più di ogni altra cosa crea comunione, unità e ci fa guardare al fratello con occhi nuovi.
Auguro a tutti noi in questa Quaresima di saper so-stare ossia saper stare in attesa ed ascolto di noi, di Lui e dei fratelli.
Buona sosta a tutti!
Alessandra Cipolotti