Chiarire, eliminare, potenziare, creare
Dagli incontri zonali delle ultime settimane, emergono i nodi con cui nelle parrocchie ci si sta confrontando rispetto all’iniziazione cristiana. Come muoversi? Va chiarito che cosa s’intende
con questa proposta, poi va eliminato il superfluo, potenziate alcune attività e create di nuove
In queste ultime settimane ho avuto modo di avvicinare, attraverso gli incontri zonali, circa 400 referenti parrocchiali della catechesi e diversi parroci. Sono stati incontri interessanti e significativi, che mi hanno consentito di avere una visione reale e concreta della catechesi presente delle nostre parrocchie.
Con riferimento al rinnovato cammino di iniziazione cristiana dei fanciulli e dei ragazzi, in particolare, gli incontri hanno evidenziato con maggior chiarezza i vari nodi su cui si stanno ancora confrontando i catechisti, i parroci, ma anche gli altri operatori pastorali, e i membri del consiglio pastorale parrocchiale.
È ancora evidente, infatti, la difficoltà da parte di molti, non tanto di applicare una diversa metodologia o l’uso di nuovi sussidi, quanto piuttosto di assumere una nuova mentalità di fronte alla realtà odierna. Una realtà completamente cambiata rispetto a qualche decennio fa e che costringe la chiesa a ripensare il suo modo di evangelizzare.
Per questo è importante che molte parrocchie all’interno dei loro organismi di comunione pastorale, tornino a chiarire che cosa si intende per iniziazione cristiana, cosa vuol dire generare alla fede in un contesto che non può più dirsi cristiano e in cui la fede non si può più dare per scontata. Occorre chiarire come poter tradurre in concreto l’affermazione dei vescovi: «Di primo annuncio vanno innervate tutte le attività pastorali».
È fondamentale anche, soprattutto per le parrocchie che hanno deciso di avviare il nuovo cammino di iniziazione cristiana nel 2014, chiarire quali sono i passaggi da compiere rispettando le indicazioni degli orientamenti pastorali, in modo che il rinnovato cammino non venga percepito come un’imposizione.
Molte comunità parrocchiali, pur riconoscendo i cambiamenti che interessano la società contemporanea, fanno fatica ad assumere nuovi processi pastorali e formativi, limitandosi molto spesso a riproporre le attività di sempre e a consolidare pratiche previste nel tempo in cui esisteva un cristianesimo sociologico, prive dunque di un vero e proprio respiro missionario. Ci sono ancora troppe prassi pastorali e comportamenti dei singoli operatori – soprattutto quelli rivolti alla vita degli adulti – che rischiano di isolare la parrocchia rispetto al mondo. Per questo è importante chiedersi che cosa eliminare dalla nostra pastorale e dalla catechesi, affinché si attui l’annuncio del vangelo, rendendolo capace di incontrare le persone negli snodi della loro vita, e parlare al loro cuore.
Serve il coraggio di chiedersi cosa va eliminato dalle tante iniziative e dai tanti comportamenti che rischiano di porre la parrocchia sull’alto del monte, più che renderla una casa tra le case, aperta a tutti.
E tuttavia, in questo tempo di passaggio, non tutto è da gettare, ci sono delle prassi positive già esistenti da potenziare. Ci sono iniziative, penso agli incontri con i genitori, presenti già da anni in alcune parrocchie, ma anche ad alcune esperienze di carità che vivono i ragazzi, che vanno valorizzate e mantenute.
In questo processo di cambiamento, alcune cose sono necessariamente anche da creare. C’è da creare una maggiore sinergia tra catechisti e altri operatori pastorali, primi fra tutti gli operatori della carità e della liturgia, ma anche con gli educatori delle associazioni (Acr, Agesci, Csi, ecc..), perché il cammino di iniziazione cristiana diventi sempre più un impegno che coinvolge l’intera comunità parrocchiale, e perché i ragazzi possano fare un vero apprendistato di vita cristiana. C’è da creare, in definitiva, una nuova figura del catechista, che sia meno autoreferenziale e sempre più capace di lavorare insieme con gli altri.
Va creato un maggior coordinamento tra i catechisti del vicariato, reso possibile attraverso la presenza di un coordinatore vicariale per la catechesi e un referente per ogni parrocchia.
È necessario creare nuovi rapporti con i genitori, perché gli stessi siano capaci di accogliere, di ascoltare, dialogare e sospendere ogni giudizio e comportamento che impedirebbe loro di riavvicinarsi alla fede e alla comunità ecclesiale. C’è da creare una nuova adesione al vangelo perché entri vino nuovo in otri nuovi!
Giorgio Bezze
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