Una riflessione sui Centri di Ascolto per Ragazzi

L’esperienza dei Centri di Ascolto per i ragazzi:
una grazia per tutti!
 
 
Vorrei spendere alcune righe per condividere con voi anche l’esperienza che abbiamo vissuto con i Centri di Ascolto in Quaresima perché, pur essendo stati partecipati e vissuti con attiva e vivace partecipazione dai ragazzi, credo siano stati in verità una Grazia più per i genitori.
Mi spiego meglio raccontandovi un fatto che ricordo ancora con piacere e commozione: l’esperienza della preparazione con i genitori del primo dei due incontri che avevamo in programma.
Avevamo deciso di convocarli per la preparazione al sabato pomeriggio durante l’incontro di catechesi dei loro figli, anziché di sera, perché avevamo sperimentato che alla sera le presenze erano molto scarse… così, mentre la mia compagna seguiva i ragazzi, a me spettava il compito di presentare e motivare ai genitori, il progetto suggerito dalla Diocesi ed aiutare chi di loro lo desiderava a prepararsi per il sabato in cui avremmo vissuto l’esperienza dei Centri di ascolto con i ragazzi.
 
Quel giorno mi sono recata per tempo a preparare la cappellina, luogo dell’incontro per l’occasione: il leggio al centro, coperto da un drappo dorato ed un cuscino dove era posto l’Evangelario aperto; le tende chiuse per lasciare una luce soffusa e un piccolo cero davanti al leggio per illuminare il “trono” con la Parola…
Vi chiederete il perché di così tanta cura nel preparare la sala, ebbene, io credo davvero che quando il Signore ci parla attraverso il Vangelo, sia una dichiarazione d’amore, una promessa di fedeltà eterna, e mi piace pensare che anche il luogo in cui io e te lo ascolteremo debba essere degno di questo momento così intimo e profondo!
 
Arrivata l’ora fissata per l’incontro, ahimè, si sono presentati solo tre genitori e per giunta tre papà – che di solito sono i più restii… Che fare?
Confesso che al momento ho dubitato anch’io che potessimo portare a termine il nostro progetto, ma di fronte alla domanda di uno di questi che mi diceva “ma siamo solo noi? ma allora vado a casa…” non ho voluto cedere all’incredulità: ho imparato che, quello che a noi sembra impossibile, è potenza di Dio e che dove la nostra fragilità o incredulità trova degli ostacoli, la Grazia apre sentieri inaspettati.
Quei papà erano venuti, avevano lasciato le loro case e le loro comodità e avevano deciso di investire il loro tempo per i loro ragazzi, senza sapere bene come o cosa c’era da fare e mai e poi mai gli avrei potuto dire “mi spiace, siamo in pochi, non si fa”, sarebbe stato come dire “la tua presenza non conta nulla, conta il numero”… E così accogliendoli e ringraziandoli, abbiamo iniziato insieme questa avventura.
Non so se sia stata la passione che sento per la Parola, l’entusiasmo per questo progetto che ci è stato affidato, in cui ci viene data la possibilità di spezzarla e “masticarla” insieme, renderla viva e concreta perché vicina alla nostra vita; non so se sia stata l’atmosfera di intimità che si è creata, a convincerli, sta di fatto che proprio quei tre, che poco prima avevano detto “guarda che io non faccio niente perché non sono in grado”, proprio loro alla fine si sono resi disponibili: chi ha deciso di introdurre l’incontro, chi ha voluto prendersi l’onere di preparare un piccolo commento alla Parola, chi ha aperto la sua casa per ospitare il gruppo. Alla fine della preparazione insieme, mentre mi avviavo verso casa, uno dei genitori, proprio quello che non voleva neanche incominciare l’incontro, mi chiamò a gran voce e mi disse: “Alessandra!… GRAZIE!”.
Mi sono avviata piena di stupore e gratitudine per aver vissuto ancora una volta e toccato con mano come lo Spirito sia potente e presente oltre ogni nostra aspettativa, come la Parola abbia sempre il potere di creare Comunione, di rompere le barriere e le resistenze, come le persone che meno ci aspettiamo portano in sé la sete e il bisogno, anche se nascosto, di incontrarsi con il Padre, come c’è una ricchezza immensa in ciascuno che tante volte, anche noi catechisti, non riusciamo a vedere e come il Signore scelga proprio i “piccoli”, i semplici, che tante volte noi sottovalutiamo, per manifestare le meraviglie del suo Regno.
 
Vorrei che questa esperienza, che a me ha insegnato molto, possa aiutare ciascuno di noi a non cadere nel tranello della sfiducia o del pregiudizio anche quando i fatti sembrano scoraggiarci. A volte siamo portati a pensare che le persone che abbiamo davanti non siano in grado di accogliere le nostre proposte, o peggio ancora, non siano “adatte” al Vangelo.
Ho potuto sperimentare in questi anni che ci sono momenti della vita in cui possiamo non essere pronti ad accogliere l’Annuncio, ma credo che il seme che con amore è stato gettato non vada assolutamente perso: esso darà frutto a suo tempo se veramente c’è stato qualcuno che con zelo ha zappato, irrigato e concimato per far sì che il “terreno del cuore” diventi tenero ed accogliente perché un giorno la pianta possa crescere.
 
Mi piace pensare allora che a noi, “operai generici della vigna del Signore” spetti proprio questo compito: quello del contadino che con cura, fantasia e senza stancarsi, si prende cura del terreno perché il seme gettato dal Seminatore possa trovare un ambiente favorevole e dare il meglio di sé secondo le capacità di ciascuno!
 
Buon cammino insieme!
 
Alessandra Cipolotti
 
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