Si avvicina il Natale e sentiamo il desiderio di viverlo davvero. Come San Francesco d’Assisi, giusti 800 anni fa, mettiamoci a realizzare il presepe, ricostruendo la scena della nascita di Gesù come la scopriamo nei Vangeli e imparando da alcuni protagonisti a prepararlo anzitutto nella vita.
Collochiamo allora queste statuine:
⇒ la statuina dell’“incantato”. Sono l’incantato. Insieme ad altri pastori sono partito di notte. Chiuse le pecore nel recinto ci siamo precipitati a Betlemme dopo aver saputo della nascita del Bambino. Ogni volta che guardi un presepe mi vedi in piedi, a bocca aperta e con gli occhi all’insù. È più forte di me e non lo so spiegare, ma quando vedo un fiore nel prato, un’alba, un tramonto o il cielo stellato… provo una meraviglia che quasi mi toglie il fiato. Mi piacerebbe che fossimo in tanti ad appassionarci alle cose della vita, ad accoglierle con stupore e gratitudine!
⇒ la statuina di “Giuseppe”. Sono Giuseppe. Sognavo una vita semplice e tranquilla. Maria è la mia promessa sposa, una ragazza che tutti stimano qui a Nazareth. Lei è poco più giovane di me, ma è determinata e forte. Da alcuni giorni sono sconvolto perché ho posto Maria nelle mani di qualcuno molto più importante di me, in Dio. Come Maria, anch’io sono chiamato a custodire la Parola che ho ricevuto: cercherò di custodire il Figlio di Dio e lo farò con tutto il mio cuore, nel silenzio, con amore.
⇒ la statuina di “Zaccaria”. Sono Zaccaria, e sono così contento che possiate ascoltare la mia voce! Sapete, per più di nove mesi mi è accaduto infatti di essere muto. Mia moglie aspettava nel suo grembo nostro figlio e io non potevo parlarle, non potevo cantare la mia gioia. Ma sapevo che non era per sempre. Era per prepararmi al grande canto di gioia che poi ho potuto comporre per dire grazie a Dio. Sono stato per nove mesi in silenzio, come una gravidanza del cuore, per poter dare alla luce la mia preghiera più importante. Ora lo so: anche quando non avevamo figli, Dio ascoltava la mia preghiera. Lo fa sempre. La preghiera è un dono straordinario, che non lascerò mai.
⇒ la statuina dell’“Angelo”. Sono l’angelo. La mia più grande gioia è annunciare con entusiasmo! Sono chiamato ad essere portatore della Buona Notizia e mi piace farlo sempre con il sorriso e con gli occhi che esprimono gioia e speranza. Molte volte cerco di donare conforto, di tranquillizzare e la frase che amo pronunciare è: “Non temere”. Sono la presenza di Dio accanto a ciascuno, sono il suo amore per tutti. Nella notte di Natale, insieme a tanti altri angeli, chiamerò i pastori e canterò con grande gioia alla nascita del Signore.
⇒ la statuina di “Elisabetta”. Sono Elisabetta, la mamma di Giovanni Battista. Quando Gesù è nato, Giovanni aveva sei mesi. Per Maria non sono soltanto una parente, ma un’amica, certo molto più grande di lei, ma capace di starle accanto e incoraggiarla e soprattutto condividere la gioia di essere mamme. Si può essere amiche anche quando gli anni di differenza sono tanti. Ma tra noi due c’è un segreto e un’intesa profondissime. Insieme abbiamo affrontato le nostre paure ed insieme abbiamo gioito. La preghiera è la nostra forza. So che anche mio figlio Giovanni è capace di custodire nel cuore la mia fiducia nel Signore e so che il legame tra lui e Gesù sarà molto profondo.
⇒ la statuina di “Maria”. Sono Maria. Porto un nome molto diffuso qui in Israele. Eppure, tra tante, Dio ha scelto proprio me, così piccola e fragile, per una missione d’amore grandissima. Non posso nascondervi che ho provato anche tanta paura. Soprattutto ho temuto di perdere il mio Giuseppe. Ma lui è tanto buono e ha saputo capire. Mi sento fragilissima ma così amata da lui, da Elisabetta che sa che cosa sto vivendo e soprattutto mi sento amata da Dio. Sarà per questo che in questi giorni mi piace cantare, persino danzare di gioia: è un mio modo di ringraziare.