«Scuola della dottrina cristiana». Si vede ancora, in qualche parrocchia, questa scritta ormai sbiadita dagli anni e dalle intemperie, di solito sopra l’ingresso dell’edificio in cui si andava a catechismo. Se invece prendiamo in mano uno dei sussidi preparati dall’ufficio diocesano negli ultimi anni troviamo scritto, nell’intestazione: «Il cammino dell’iniziazione cristiana dei fanciulli e dei ragazzi». Ecco un bell’esercizio da fare a casa: dividere un foglio a metà, scrivere a sinistra «Scuola della dottrina cristiana» e a destra «Il cammino dell’iniziazione cristiana». Si nota subito, a colpo d’occhio, il grande cambiamento che abbiamo fatto negli ultimi anni!
Siamo passati da «dottrina» a «iniziazione»; ma su questo abbiamo già riflettuto molte volte nelle pagine di Speciale catechesi. Invece questa volta vorremmo fermarci sull’altro cambiamento non indifferente: da «scuola» a «cammino». Nessuno vuol diminuire l’importanza della scuola né tantomeno non riconoscere che la scuola degli ultimi anni ha fatto passi da gigante, recependo l’idea che non si insegna solo inculcando regole e idee. Detto questo, è significativo che ci venga ormai spontaneo immaginare l’iniziazione cristiana dei nostri ragazzi (e delle loro famiglie) come un cammino.
Proviamo a trarre qualche conseguenza. C’è chi per “fare i sacramenti” cerca la parrocchia in cui ci sono meno incontri; è come arrivare a Santiago in aereo: perdi il meglio. C’è chi vorrebbe spostare la cresima in avanti, perché così i ragazzi rimangono qualche anno in più; è come fare una deviazione solo per allungare la strada: veramente lo faremmo in un’escursione in montagna, con il rischio che chi ci segue lo faccia malvolentieri? Sono solo due esempi; perché il cammino non sia una bella immagine, ma lo spunto per più ampie riflessioni.
don Carlo Broccardo
Speciale Catechesi – Maggio 2024