A conclusione di un “anno catechistico” guardo a quanto abbiamo vissuto lasciandomi ispirare da un passo del Vangelo secondo Luca (17,7-10). Gesù parla ai suoi apostoli con questo esempio: «Chi di voi, se ha un servo ad arare o a pascolare il gregge, gli dirà, quando rientra dal campo: “Vieni subito e mettiti a tavola”? Non gli dirà piuttosto: “Prepara da mangiare, stringiti le vesti ai fianchi e servimi, finché avrò mangiato e bevuto, e dopo mangerai e berrai tu”? Avrà forse gratitudine verso quel servo, perché ha eseguito gli ordini ricevuti? Così anche voi, quando avrete fatto tutto quello che vi è stato ordinato, dite: “Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare”».
Bisogna stare attenti a non leggere solo l’ultima frase: «Siamo servi inutili»; perché così, da sola, sembrerebbe dire che non contiamo nulla; potrebbe far scattare meccanismi di autosvalutazione: «Tutto quello che abbiamo fatto non è servito a niente», «tanti incontri, tanta fatica, e dopo i sacramenti non viene più nessuno», eccetera. Ma Gesù non voleva certo demoralizzare i suoi, né tantomeno umiliarli; il senso delle sue parole si capisce dall’insieme dell’immagine: il nostro lavoro conta, ma è solo una piccola parte in un progetto più grande. Noi siamo solamente servi; compiamo il nostro servizio (che in latino si dice “ministero”) e questo è tutto. Per il resto, lasciamo che sia Dio a guidare la storia.
«Fratelli e sorelle, dopo il grande papa Giovanni Paolo II i signori cardinali hanno eletto me; un semplice, umile lavoratore nella vigna del Signore. Mi consola il fatto che il Signore sa lavorare ed agire anche con strumenti insufficienti e soprattutto mi affido alle vostre preghiere nella gioia del Signore risorto, fiduciosi del suo aiuto veramente andiamo avanti». Con queste parole nel 2005 Benedetto XVI ha salutato la folla accorsa in piazza San Pietro, il giorno della sua elezione a vescovo di Roma, cioè papa. La sintonia con le parole di Gesù è grande: perfino il papa è “solo il papa”, solo un servo.
Potevamo guardare all’anno trascorso facendo l’elenco delle tante iniziative dell’ufficio, dei vicariati o delle parrocchie; potevamo dire quelle che ci pare siano andate bene e quelle che non hanno funzionato più di tanto. Ma il Sinodo ci ha fatto capire che la catechesi è dentro un progetto più grande, di comunità che si stanno muovendo alla ricerca di nuovi modi di essere Chiesa. Noi siamo al servizio di una piccola parte di questo cammino; una parte importante, ma solo una parte; siamo solamente catechisti, accompagnatori, educatori… Le parole di Gesù ci aiutano a dare il valore giusto a tutto il nostro lavoro; abbiamo fatto il nostro, abbiamo fatto tutto il bene possibile; e ora siamo consolati dal fatto che «il Signore sa lavorare ed agire anche con strumenti insufficienti…».
Grazie a tutti per quest’anno in cui abbiamo camminato insieme. Continuiamo con umiltà e fiducia.
don Carlo Broccardo
responsabile ufficio per l’annuncio e la catechesi
Speciale Catechesi – Giugno 2024