Se la Chiesa di Padova sta attraversando un passaggio denso di cambiamenti – pastorali, formativi e organizzativi – uno dei fattori in gioco è di certo anche l’annuncio e dunque la catechesi. In un tempo in cui decollano le collaborazioni pastorali (primo punto di attuazione del Sinodo diocesano), il Seminario viene riorganizzato su base interdiocesana e gli uffici di Curia, assieme a una serie di servizi e associazioni, trovano nuova sistemazione fuori da Casa Pio X, la Diocesi completa il cammino pluriennale che ha verificato il percorso di Iniziazione cristiana per fanciulli e ragazzi partito nelle nostre parrocchie nell’anno pastorale 2013/2014.
I risultati di questa verifica, assieme ad alcuni aggiustamenti nel percorso, sono stati presentati in occasione del Giubileo diocesano organizzato dall’Ufficio per l’annuncio e la catechesi lo scorso 17 maggio all’Opsa di Sarmeola di Rubano. Oltre 700 tra catechisti e parroci erano presenti per visionare gli attesi Orientamenti per la catechesi con ragazzi e genitori nel cammino di Iniziazione cristiana che sono stati introdotti dalla riflessione del vescovo Claudio e quindi illustrati nel dettaglio dal responsabile dell’ufficio, don Carlo Broccardo, e da Silvia Sandon, da tempo impegnata nella segreteria dello stesso ufficio.
Vocazione e comunità sono state di certo le parole che hanno caratterizzato maggiormente l’intervento del vescovo, quasi a tracciare un filo invisibile con il titolo scelto per gli orientamenti pastorali 2010-2011, anno in cui si è aperto il cammino di riscoperta e di avvio di un nuovo impianto di Iniziazione cristiana. La vocazione – e non un semplice “volontariato” – è quella dei catechisti, ai quali – ha detto don Claudio – il Signore offre un’occasione provvidenziale per diventare più cristiani, perché noi stessi conosciamo la fede e noi stessi ci sentiamo parte della stessa Chiesa».
Un’occasione preziosa che si rinova proprio ora che stiamo attuando il Sinodo diocesano, dal quale è emersa la centralità della comunità, intesa – ha aggiunto il vescovo – non come organizzazione, raccolta di offerte e servizi da erogare, ma come «tessuto di relazioni che tra persone e tra cristiani, relazioni di paternità e maternità naturale, biologica, ma anche spirituale», come avviene per molti catechisti che si prendono cura della crescita nella fede dei ragazzi che sono affidati a loro, al pari dei parroci e dei religiosi.
Relazioni, nella lettura del vescovo, fatte di solidarietà e aiuto reciproco e «sempre disponibili ad aprirsi ad altre persone, ad altre relazioni, attente ad accogliere, attente anzi a presentare la porta aperta per tutti. Queste sono le comunità alle quali noi aspiriamo e che il Signore ha messo come centro del nostro cammino».
L’obiettivo dunque non è offrire una conoscenza dottrinale, ma una Relazione, che evolverà assieme alla persona, accompagnando bambini e ragazzi a essere credenti adulti, inseriti nel tessuto comunitario. Comunità dalla quale i catechisti non sono solo degli «inviati», ma anzitutto dei costruttori, « tessitori di relazioni dentro la comunità, creare la pace dove ci sono dei dissidi, simpatia dove ci sono delle antipatie, perché i bambini, le famiglie, i padrini e le madrine, da questo “sapranno che siete miei discepoli”».
Per quanto riguarda gli Orientamenti, nati da una verifica che è stata capace di coinvolgere oltre 400 parrocchie della Diocesi, sul vescovo ha sottolineato che «si tratta dei uno strumento, non di una legge», uno strumento a servizio del protagonismo dei catechisti che hanno a cuore le comunità e le persone che le compongono, che non hanno un compito da eseguire, bensì agiscono a partire dal loro vissuto personale. Tuttavia è necessaria un’armonia di fondo tra le tante realtà – tra loro diverse – che compongono la nostra Chiesa, ed è attorno a questo strumento che questa armonia andrà coltivata, nelle parrocchie e nelle collaborazioni pastorali. (Lu. Bo.)
Speciale Catechesi – Giugno 2025