Appena concluso il Giubileo dei catechisti, negli ultimi giorni di settembre si è svolto a Roma il convegno dell’Ufficio catechistico nazionale. A essere precisi non si chiamava “convegno”, ma “incontro nazionale”; la caratteristica più evidente, infatti, è che ci siamo incontrati: direttori/responsabili e collaboratori di molti uffici diocesani, provenienti da tutte leregioni ecclesiastiche d’Italia. Ci sono stati momenti di riflessione, celebrazioni, ma specialmente occasioni per incontrare persone note e fare la conoscenza dei nuovi, per scambiarsi opinioni ed esperienze, per tessere o rinforzare relazioni. Impossibile conoscere tutti: eravamo veramente in tanti; bello riconoscere qualcuno e rinsaldare la rete dell’amicizia.
Quest’anno anche il tema era sulla dimensione relazionale: “Edificati dalla comunità”; a dire che il soggetto più importante della catechesi, quello che edifica, che costruisce la fede, è la comunità. Infatti nel suo intervento conclusivo mons. Brambilla (vescovo di Novara e referente Cei per la catechesi) ha ricordato l’ultimo numero del famoso documento di base, Il Rinnovamento della catechesi; un testo del 1970, ma ancora di una attualità evidente: «L’esperienza catechistica moderna conferma ancora una volta che prima sono i catechisti e poi i catechismi; anzi, prima ancora, sono le comunità ecclesiali. Infatti come non è concepibile una comunità cristiana senza una buona catechesi, così non è pensabile una buona catechesi senza la partecipazione dell’intera comunità». È la comunità che edifica; è nella comunità che ci si inizia alla fede cristiana. La catechesi è una piccola parte: importante, essenziale, ma non sufficiente da sola. «Non è pensabile una buona catechesi senza la partecipazione dell’intera comunità».
In questo orizzonte si inserisce tutto il lavoro dell’Ufficio diocesano per l’annuncio e la catechesi. Non pretendiamo di dettare l’agenda della fede, ma solo ci sforziamo di offrire strumenti perché ogni comunità possa essere terreno fertile – grazie al lavoro di catechiste, accompagnatori ed educatori. Il nostro ruolo è formare coloro che poi accompagneranno. Per questo nei prossimi mesi, almeno fino a gennaio 2026, non abbiamo proposto corsi, ma vogliamo dedicarci a conoscere i nuovi referenti parrocchiali e rinforzare la rete che ci permette di essere in comunione con ogni singola parrocchia, incontrando anche i parroci e i preti collaboratori. È stato il nostro lavoro di settembre; ora in ottobre ci dedicheremo alle equipe diocesane, per poter quanto prima offrire dei sussidi rinnovati e dei corsi di formazione per catechisti e accompagnatori. Intendiamo così il nostro compito: essere al servizio di chi poi avrà il compito di mantenere viva la comunità.
don Carlo Broccardo
Speciale Catechesi – Ottobre 2025

