Iniziare la giornata con l’Eucaristia è una grazia immensa perché mi fa sentire accompagnata dalla carezza di Dio tutto il giorno: è come quando ci si sveglia con il bacio della persona amata e grazie a questa “coccola” il nostro entrare nella quotidianità acquista un altro sapore…
“Ecco, sto alla porta e busso. Se qualcuno ascolta la mia voce e mi apre la porta, io verrò da lui, cenerò con lui ed egli con me”… queste parole dell’Apocalisse che ho sentito proclamare qualche giorno fa durante l’Eucaristia, mi hanno commosso profondamente e mi hanno acceso nel cuore il desiderio di entrare in questo tempo che si apre: l’Avvento. Cenerò con lui ed egli con me… Nell’antichità la comunione di mensa aveva un significato molto più profondo di quello che ha per noi oggi: poteva esprimere sentimenti di amicizia ma era anche il modo per suggellare un’ alleanza tra i commensali. È proprio alla luce di questa parola allora che vorrei vivere l’Avvento: non solo come un preparazione per celebrare il Natale, quale memoria della venuta del Signore nella carne, ma come una chiamata esistenziale a vivere la mia relazione con Lui che è venuto e certamente verrà alla fine dei tempi, ma che ogni giorno bussa alla mia porta e attende solo che io gli apra per entrare e donarsi a me nella totalità e nella totalità di quella che io sono, ricevermi, come in una relazione d’amore dove anche una cena diventa un rituale di comunione e dono di sé.
L’Anno Liturgico si apre sempre con l’annuncio della Venuta del Signore nella storia, presentandoci il mistero di Cristo, ma pur ripetendosi ciclicamente tuttavia non è mai, per ciascuno di noi, uguale all’anno prima: infatti di anno in anno, noi siamo diversi, grazie alle esperienze di vita vissuta, e mi commuove pensare come il Signore, attraverso la Liturgia, puntualmente si riproponga a noi, donandosi e ricevendoci in totalità così come siamo, rinnovando di volta in volta la Sua dichiarazione d’amore e aspettando il nostro consenso a lasciarci amare. Ogni attesa della nostra vita, se ci pensiamo bene, è nata da un annuncio che ci è stato consegnato: ad esempio, la notizia dell’arrivo di un figlio, di una persona lontana o di un evento importante… Ogni attesa ha risvegliato i nostri sensi, mettendo in moto la nostra ragione e spingendoci a vivere un tempo di preparazione in cui siamo stati attenti a curare ogni dettaglio affinché nulla potesse rovinare il momento o meglio l’evento tanto atteso e desiderato. Anche Maria, di fronte all’annuncio dell’Angelo non è rimasta passiva, anzi: di fronte alle parole sconvolgenti del messaggero di Dio si è interrogata, ha riflettuto, ha dialogato e, in ragione delle cose che ha visto nella sua vita di giovane credente, ha accolto e custodito prima nel suo cuore, nella sua volontà, la Parola, che successivamente si è intessuta nel suo grembo.
Il tempo di Avvento credo allora sia icona di quello che è il cammino esistenziale di ogni credente: come Maria, siamo chiamati a vivere nell’attesa mettendo al centro della nostra vita la Parola, lasciando che essa faccia breccia in noi, nella nostra intimità, che fecondi i nostri progetti, che plasmi la nostra ragione affinché possiamo aprire la porta a Cristo, rivelazione di un Dio che ha svuotato sé stesso per diventare consostanziale con noi secondo l’umanità, al fine di riscattarla, sanarla e liberarla.
“Non temere… nulla è impossibile a Dio” sono le parole che l’angelo dice a Maria e sono le ali a cui ciascuno di noi può aggrapparsi, lasciarsi sorreggere e accompagnare nel cammino della vita, sono la promessa a cui anche noi come Maria siamo chiamati ad aderire e per la quale vale la pena di vivere. Da povera ragazza di Nazareth quale era, in virtù della Grazia, Ella divenne santuario della presenza del Signore, e messaggera di gioia per Elisabetta e tutti coloro che incontrò nel suo cammino. Sull’esempio di Maria, prego e auguro di cuore che lo Spirito possa trasformare ciascuno di noi, nei luoghi di vita che frequentiamo, in gioiose sentinelle di speranza!
Buon Cammino Insieme!
Alessandra Cipolotti