Archivi della categoria: Riflessioni

QUARESIMA 2014

Chiunque viva un rapporto di amore o di amicizia significativo, sperimenta periodi di grande comunione ed intensità, ma contestualmente anche momenti in cui sembra si crei una certa lontananza. Le cause possono essere diverse: a volte è la frenesia della vita stessa che ci porta ad essere distanti e distratti, oppure una qualche difficoltà personale vissuta da uno dei due partner per qualche ragione non espressa e non condivisa… Resta comunque il fatto che la sensazione che si prova in quel momento è di grande disagio e lontananza. Di colpo ci sembra che la persona più importante per noi diventi quasi indifferente ed estranea, e questo pensiero non fa che alimentare silenzi pieni di parole non dette e richieste mai formulate.

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NATALE 2012

In questo tempo così speciale qual è il Natale, vorrei condividere con voi alcune riflessioni, che sono il frutto di esperienze, di incontri fatti nei mesi precedenti con alcuni genitori di ragazzi della catechesi, momenti in cui mi sono lasciata commuovere, toccare e anche meravigliare dall’ascolto e dalla condivisione di “piccoli frammenti di vita” che sempre rivelano l’impronta di Dio. A queste famiglie che ho incontrato, a quelle che incontrerò, guardando a quella di Nazareth, vorrei dedicare un pensiero, che spero risuoni anche come un affettuoso augurio per vivere questo tempo prezioso in semplicità e lode… Vivere la semplicità… dei gesti e dei momenti…

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TESTIMONIANZA DALL'ASSEMBLEA DEI CATECHISTI

Sono una catechista della parrocchia Buon Pastore di Padova e ho partecipato all’Assemblea diocesana dei catechisti di sabato 15 febbraio; volevo ringraziare per le riflessioni che le domande fatte al relatore e le sue conseguenti risposte hanno suscitato dentro di me. Sentivo il bisogno di comunicarvele, ma certamente sabato non c’è stato il tempo e il modo. Per questo mi permetto, pur non conoscendoci personalmente, di farvi arrivare questo scritto per condividere e cercare di aumentare la comunione tra noi catechisti.

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“SONO RISORTO E SONO SEMPRE CON TE”

Questa è l’antifona di ingresso che la Liturgia propone nel giorno di Pasqua e che sento oggi più che mai rivolta a ciascuno di noi: Gesù è colui che è sceso nel profondo dello Sheol, nella tenebra più oscura della nostra esistenza, trasformandola per noi in luce, aspettandoci lì dove nessun altro può accompagnarci e uscendone vincitore. L’Evangelista Giovanni inizia il suo racconto sulla Risurrezione con la frase “il primo giorno della settimana“ ricordandoci il primo giorno della creazione del Libro della Genesi: la Pasqua è infatti l’inizio di una nuova creazione che si compie in Gesù Cristo dove la morte non esiste più, non ha più potere, poiché Egli l’ha ricoperta di vergogna, trasformando quella tomba in una porta che si apre ad una nuova vita.

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Io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga

I frutti dello Spirito, quindi, non sono che la manifestazione di un dono ricevuto ed accolto, quello della presenza del Risorto, non più visibile in carne ed ossa come un tempo, ma comunque vivo e presente e capace di rigenerarci a nuova vita. Dopo la sua Risurrezione Gesù è apparso di persona più volte ai suoi discepoli e in luoghi diversi e prima di tornare al Padre ha promesso che sarebbe stato con noi tutti i giorni fino alla fine del tempo. Ebbene, la festa della Pentecoste è la manifestazione di un Dio che scende ancora una volta per incontrare noi, la sua creatura, e stabilire in noi la sua dimora – come ci ricorda l’antifona d’ingresso -, è un Dio che che non ci lascia soli, ma che sceglie di vivere in noi per poter essere da noi donato al mondo.

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Un augurio…

Quando viviamo una relazione di amicizia o di amore con un'altra persona, il tempo trascorso insieme non è mai fine a se stesso: in ogni incontro desideriamo entrare sempre di più nel suo mondo, vogliamo conoscere i suoi gusti, quali siano le sue passioni, insomma facciamo in modo che le cose sue diventino anche le nostre, per poter essere ancora più in intimità e in comunione con lei.

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LA FAMIGLIA, CELLULA STAMINALE DELLA COMUNITA'

È in famiglia che impariamo il valore delle relazioni, che scopriamo il significato del perdono, che gustiamo la gioia e la preziosità della condivisione, crescendo in statura ma soprattutto in umanità. Niente e nessuno può sostituirsi ad essa ed è dunque proprio su di essa che anche noi operatori pastorali dobbiamo credere e concentrare i nostri sforzi.

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TEMPO ORDINARIO

La nostra vita è fatta di riti, con cui ricordiamo e celebriamo momenti importanti come un anniversario, un compleanno: allora siamo soliti vestirci a festa e preparare qualcosa di speciale per cena, per condividere in famiglia o con gli amici quei momenti per noi così speciali… La nostra vita è fatta anche di gesti, con cui comunichiamo i nostri sentimenti oltre che con le parole: una carezza, un bacio, uno sguardo pieno di calore rendono presente l’amore che proviamo per la persona a cui li rivolgiamo.

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PER INVECCHIARE BENE

Victor Hugo diceva che per i geni, come Dante o Michelangelo, invecchiare è crescere. A maggior ragione potremmo dire che per i santi invecchiare è crescere sempre di più, infatti amare Dio vuol dire progredire nel cammino della fede, accrescere la propria vita soprannaturale e portarla sempre più in alto, pensiamo quindi a quale inarrestabile traiettoria verso l'alto sia stata la vita di Maria, fino ad essere “assunta”, a raggiungere la stabilità immutabile di Dio.

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