…In corsa verso il giardino di Pasqua…

 
Correvano insieme tutti e due,
ma l’altro discepolo corse più veloce di Pietro
e giunse per primo al sepolcro (Gv 20,4).
 
 
 
Correre… credo che noi uomini e donne del 2012, di questo verbo conosciamo bene il significato perché è una azione che giornalmente sperimentiamo: le nostre giornate sono una corsa contro il tempo per poter riuscire ad incastrare gli impegni di lavoro, con le esigenze della famiglia e pure con quelle delle nostre Comunità: corriamo per poter fare tutto in tempo e nel migliore dei modi, e cosa ci spinge a fare ciò? Certamente il nostro senso di responsabilità, ma non solo questo…: è anche l’amore e la cura per le persone che abbiamo vicino, è la passione per gli impegni che ci siamo assunti a farci vivere giornate frenetiche in cui cerchiamo di dare il meglio di noi e di riuscire a “farci stare tutto”…. Correre quindi è un azione che è suscitata da un “urgenza” che sentiamo dentro, che ci sollecita, che ci spinge, che fa sorgere in noi un inquietudine, un desiderio di arrivare lì dove sentiamo non solo “di dover essere” ma anche di voler essere…
Anche l’annuncio della Pasqua inizia con una corsa: quella di Maria di Magdala . Ella è la prima a sentire quell’inquietudine, quel bisogno urgente di tornare dove è stato posto il suo Signore, forse per poter restare l’ultima volta accanto al suo corpo senza vita, nel silenzio e nella solitudine. Per questo, sfidando il pericolo e i giudizi, esce quando è ancora buio: la sua fretta è frutto di un desiderio profondo, della nostalgia per l’assenza del Suo Maestro, di quella relazione d’Amore che l’aveva sanata e liberata dal profondo strappandola da una vita senza speranza… è la corsa di chi non può sopportare di avere perso la vicinanza di una persona che ha dato senso e valore alla sua esistenza…!
Mi piace sperare che anche noi, durante il tempo della Quaresima appena trascorsa, illuminati dalla Parola, abbiamo potuto vivere la stessa inquietudine di Maria facendo l’esperienza di toccare con mano la nostra realtà di creature, assolutamente fragili ed incomplete, e per grazia di Dio sentire crescere nel nostro cuore la necessità, l’urgenza di vivere in pienezza la Notte delle Notti, sicuri che in un segno, o in un Parola il nostro Signore si farà riconoscere, ci chiamerà per nome e ci riempirà della Sua presenza…!
Maria, giunta a destinazione “vide che la pietra del sepolcro era stata tolta: non c’è situazione, non c’è pesantezza, o macigno nella nostra vita che la potenza della risurrezione non possa spostare; il Risorto è colui che con il suo soffio di vita, risanandoci dal profondo ci libera, ci tira fuori “dal profondo dello Sheol” – dice la Parola – ci strappa dalla fossa delle nostre morti interiori, dalle angosce, dalla fatica di vivere, da tutte quelle situazioni che sviliscono e feriscono la nostra esistenza, dai sepolcri in cui siamo rimasti nascosti ed imprigionati a causa del Maligno, e ci restituisce ad una nuova Vita, che ha la capacità di superare la morte…
Maria di fronte alla pietra rotolata non vede in essa un segno di vita, ma anzi, la interpreta negativamente: “hanno portato via il Signore dal sepolcro” dice ai discepoli… ma come? Anche lei, sebbene così intimamente toccata dalla persona di Gesù, così vicina e sua compagna di vita, tuttavia non comprende… e non comprendono neanche Pietro e Giovanni, ma corrono anch’essi perchè spinti dall’Amore.
Giunti al sepolcro, però, si trovano di fronte non ad una tomba depredata: le bende che avvolgevano il corpo di Gesù sono piegate in ordine, come in una camera nuziale, ma Lo Sposo non c’è…
A volte capita anche nella nostra vita di sperimentare questa “assenza” del Signore: Egli non è dove noi vorremo trovarlo e questo ci fa sentire traditi, come se Lui volesse negarsi, come se volesse voltarci le spalle, mentre invece siamo noi che lo cerchiamo nel luogo sbagliato, rifuggendo per paura proprio da quei fatti e situazioni della nostra vita in cui Egli invece ci sta attendendo per unirsi a noi…
E Giovanni, il discepolo che Gesù amava, dice la Parola, – ma vorrei osare, colui che aveva fatto intima esperienza dell’Amore del Maestro, seguendolo fin sotto la croce -, che per primo percepisce e sperimenta la Risurrezione di Gesù: mi piace pensare che ciascuno di noi è chiamato ad essere questo “discepolo prediletto da Gesù” e lo siamo ogni qualvolta viviamo la nostra fede come un intimo legame di amicizia e di amore con Lui, ogni qualvolta ci lasciamo guidare non dalla nostra ragione, ma dall’amore che aiuta il nostro cuore ad aprirsi alla Verità e a vedere, e vedendo, a credere…
Mi commuove profondamente e mi da speranza leggere che il Signore abbia voluto, tra i primi testimoni della Sua risurrezione anche Pietro: quell’uomo pieno di passione e di entusiasmo per il suo Maestro, capace di generosi slanci come quando, pieno di coraggio dichiara a Gesù che avrebbe dato la sua vita per lui, e che poi, in verità, si rivela assolutamente debole ed inaffidabile: è bastata infatti la domanda di una serva curiosa per fargli ripetere per ben tre volte che con quel Gesù lui non aveva niente a che fare…
E’ una figura che amo particolarmente, che sento molto vicina alla mia umanità, così fragile ed inadeguata. Negli atteggiamenti di Pietro vedo i miei slanci pieni di passione ed entusiasmo per il servizio in Comunità, rivivo le mie appassionate promesse di fedeltà e di amore per Lui, che poi spesso vacillano quando il Nemico mi innalza davanti la mia croce, che ben conosco, e che sempre mi spaventa, davanti alla quale la mia intelligenza si ribella, e davanti la quale forte è la tentazione di rinnegare e di fuggire…
Ma io so, perché l’ho sperimentato, che Cristo è Risorto veramente, ed è il Signore della vita: la morte non ha più potere, non è più l’ultima parola… Allora in quell’orribile strumento di morte che il Maligno mi mette innanzi, non voglio vedere più una tomba, ma una porta, un passaggio verso una vita piena perché riscattata per amore, una vita che per questo risorge con Lui.
Donaci Signore di guardare alla Tua croce, ma anche alla nostra, sapendo che Tu l’hai resa gloriosa, ne hai fatto un luogo di incontro e di intimità con Te, “letto di amore” dove tu ci attendi per incontrare e sposare la nostra vita…!
 
Buon cammino, insieme!
 
Alessandra Cipolotti
 
S. Pasqua, 8 aprile 2012
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