Ho vissuto un singolare incontro due mesi fa.
Stavo viaggiando in treno e davanti a me erano seduti alcuni giovani ebrei con tanto di kippah in testa. Ad un tratto, uno dopo l’altro li vedo alzarsi e sfilare dalle loro valigie un piccolo libro con altri accessori di preghiera. Si trattava dei cosiddetti tefillin (filattèri), cioè due piccole scatole quadrate in cuoio nero contenenti pergamene con brani biblici, una delle quali va legata nella parte superiore del braccio sinistro con sette giri e poi sul dito medio e l’altra sulla fronte.
I fratelli ebrei con questo significativo gesto ubbidiscono letteralmente alla Scrittura che invita così: “Ascolta, Israele: il Signore è il nostro Dio, unico è il Signore. Tu amerai il Signore, tuo Dio, con tutto il cuore, con tutta l’anima e con tutte le forze. Questi precetti che oggi ti do, ti stiano fissi nel cuore. Li ripeterai ai tuoi figli, ne parlerai quando ti troverai in casa tua, quando camminerai per via, quando ti coricherai e quando ti alzerai. Te li legherai alla mano come un segno, ti saranno come un pendaglio tra gli occhi e li scriverai sugli stipiti della tua casa e sulle tue porte” (Dt 6,4-9).
Tale atteggiamento di legare intorno a sé questi rotoli biblici mi ha regalato un’intuizione: parola di Dio non è solo qualcosa da pensare, leggere, ascoltare, non è una nozione da imparare, una legge esterna cui ubbidire, ma è qualcosa di talmente mio che urge divenire me, parte del mio corpo, della mia storia e vicenda.
Natale, non potrebbe forse dire questo? Lega il tuo corpo alla Carne del Figlio di Dio!
Lègati alla sua umanità: è la carta vincente della vita, è la via della sapienza e della gioia.
Lègati a lui perché egli per primo si è intrecciato a te, alla tua esperienza, alla tua povertà e potenzialità, al tuo dolore e alla tua gioia, al tempo e allo spazio delle tue relazioni, ai momenti cruciali delle scelte gravose come alle minuzie quotidiane.
“Il Signore si è legato a voi e vi ha scelti, non perché siete più numerosi di tutti gli altri popoli – siete infatti il più piccolo di tutti i popoli -, ma perché il Signore vi ama e perché ha voluto mantenere il giuramento fatto ai vostri padri” (Dt 7,7-8).
Dio non ragiona per “meriti”, ma per passione d’amore.
Il Dio intrecciato a me è il Dio che m’intesse a ogni fratello e sorella, alla loro carne, alle lacrime e al sorriso, al dolore e alla speranza e come abile tessitore m’insegna l’arte del prendermi cura degli intrecci per farne capolavori.
Dio campione di umanità è quello che vediamo e tocchiamo a Natale.
Ascolta allora la voce del bambino che è in te e del Dio umile che nelle pieghe della tua quotidianità attende cittadinanza.
Se non gli dai domicilio nella terra della tua povertà, come potrà rimanere in mezzo a noi?
suor Graziella delle Suore clarisse di Montagnana