Rigenerati dal Soffio Santo di Dio

 

Vorrei fare memoria con voi di quella che dev’essere stata l’esperienza vissuta dai discepoli di Gesù, nei giorni successivi alla scoperta del sepolcro vuoto: il Maestro che avevano visto morire come un malfattore, era risorto, ed essi lo avevano incontrato, pur faticando nel riconoscerlo, poiché il suo aspetto era cambiato… Ebbene poter gustare ancora della Sua presenza, cenare con Lui, dopo giorni di paura e sofferenza, dev’essere stata davvero una gioia immensa!

Ma ecco che dopo solo quaranta giorni, sotto i loro occhi, Gesù se n’era andato per tornare al Padre, lasciandoli di nuovo soli, ma consegnando loro una promessa: a breve avrebbero ricevuto il dono del Suo Spirito, che non li avrebbe mai più fatti sentire orfani, accompagnandoli per sempre nella loro vita e nella loro missione.

Nei brani degli atti degli Apostoli che la Liturgia ci propone durante il Tempo Pasquale, narranti le vicende delle prime Comunità Cristiane, mi piace intravvedere la costante presenza di un personaggio che funge da “attore protagonista” di tutta la storia ivi narrata, lo Spirito Santo, appunto, che è colui che suscita, promuove, accompagna e precede ogni azione missionaria, facendo sì che il Kerygma si diffonda con una forza vitale e contagiosa.

È Lui, dunque, Soffio Santo di Dio, dono del Risorto, quel fermento brulicante di vita nuova che fin dal giorno della Pentecoste continua a operare nella Chiesa, purificandola, rigenerandola affinchè essa diventi quello che è chiamata ad essere: Sposa Santa di Cristo, segno e strumento di salvezza; quella salvezza che il Signore Gesù ha portato a compimento con la sua Passione, morte e Resurrezione e che attraverso i Sacramenti che celebriamo vuole donare gratuitamente ad ogni uomo.

Senza lo Spirito Santo, quindi, la Chiesa non avrebbe potuto esistere e sussistere fino ad oggi.

Come Dio, ai tempi della creazione aveva soffiato su Adamo per infondergli la vita, cosi il Signore Risorto ha soffiato sui suoi discepoli lo Spirito creatore per rigenerarli a nuova vita, per renderli Suo corpo vivente.

È lo Spirito, infatti, che ha il potere di fare di noi, persone così diverse per età, sesso, abitudini, un unico Corpo in Cristo, abbattendo le barriere dei pregiudizi e delle incomprensioni, che fanno marcire le nostre relazioni…

È Lui che può guarirci dal veleno dell’invidia e dalla schiavitù della vanagloria che a volte inquinano anche il nostro operare al servizio della Comunità; è Lui che ha la capacità di trasfigurare e rigenerare la Chiesa, facendo di un popolo di peccatori, quali noi siamo, una nazione santa.

Aprirgli il nostro cuore e lasciarlo entrare in noi, ci trasforma, rendendoci uomini e donne in pienezza: Egli infatti ha la capacità di rende vivo e presente Cristo in noi e questo incontro così intimo e profondo plasma la nostra umanità facendoci sempre più simili al Maestro.

Ecco allora che portare la presenza e la forza sanante e liberante del Risorto al mondo diventa compito irrinunciabile di ogni Cristiano: è una chiamata da amare, custodire e difendere con passione ed entusiasmo, se crediamo davvero, che incontrare l’amore di Dio è l’unica verità assolutamente necessaria, l’ unico sicuro sostegno per l’esistenza di ogni uomo.

Ma come fare quando ci scontriamo con le nostre fragilità, che il Nemico usa per demolirci e farci scoraggiare?

Dobbiamo avere fiducia non in noi, creature assolutamente fragili e inaffidabili, ma nella potenza dello Spirito che può renderci persone nuove: da soli non siamo capaci di cambiare nulla di noi, anzi!

Abbandoniamoci dunque all’opera Sua, lasciando che sia Lui ad agire, nei tempi e nei modi che gli sono propri, con la fantasia e l’imprevedibilità che Lo contraddistinguono, disposti anche, se necessario a rivedere i nostri progetti e convinzioni.

È lo Spirito a renderci persone capaci di ascolto e di accoglienza, disponibili ad aprirsi al linguaggio dell’altro, tenendo conto delle sue fatiche e ferite, accettandolo per quello che è, diverso da noi, ma ugualmente prezioso e degno della nostra amorevole cura; è lo Spirito che ci permette di annunciare Gesù con delicatezza e rispetto cosicchè ogni nostra opera sia sempre e solo a servizio della Carità.

Infatti qualsiasi azione pastorale se non viene fecondata dallo Spirito Santo, risulta sterile.

Auguro a tutti noi che in questa Pentecoste lo Spirito scenda con abbondanza e doni a ciascuno la grazia di essere persone libere di amare, aperte alla novità che viene dall’incontro con l’altro, nella certezza che Cristo è sempre vivo e presente nella Sua Chiesa, oggi e tutti i giorni fino alla fine del tempo.

 

Buona Pentecoste!

 

Alessandra Cipolotti

 
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