Una veglia di luce

Speciale catechisti - Maggio 2017

A Pasqua di quest’anno in ben 31 parrocchie si sono celebrati i sacramenti della Cresima ed Eucaristia per quei ragazzi che hanno portato a compimento il cammino dell’iniziazione cristiana. Nelle settimane precedenti alla celebrazione molte erano le perplessità, le domande, i dubbi, le preoccupazioni sollevate da parte di molti parroci, di genitori e di parecchi catechisti.

Ci si chiedeva se celebrando i sacramenti non sarebbe stato svilito il senso della Veglia, se la presenza dei ragazzi con le loro famiglie avrebbe potuto alterare il clima e la partecipazione alla Liturgia da parte della comunità, costruiti con tanta fatica negli ultimi anni. C’era anche la preoccupazione che l’orario e la lunga durata della celebrazione, già ricca di riti e di segni, fossero difficilmente sostenibile per ragazzi, vista la loro “tenera” età. Infine, un’ultima domanda aleggiava nell’aria: ci starà così tanta gente in chiesa, pensando alla presenza della famiglia e dei parenti dei ragazzi?Erano tutti interrogativi legittimi, considerando che era la prima volta che i sacramenti dell’Iniziazione cristiana venivano celebrati durante la Veglia pasquale.

In questi giorni ho incontrato diversi parroci e catechisti di queste parrocchie e, confrontandomi anche con alcuni vicari, ho raccolto da loro riscontri positivi sulla celebrazione dei sacramenti, che aiutano a rasserenare l’animo e favoriscono l’apertura ad un futuro meno negativo e pessimista.

Andando ad analizzare la celebrazione, emerge che la stessa, grazie ad una adeguata regia, non è risultata più lunga del previsto e i bambini non si sono stancati come si temeva. Anzi, alcuni genitori hanno riferito di come i loro figli fossero stupiti che il rito fosse finito così in fretta. I ragazzi hanno partecipato attivamente e si sono sentiti coinvolti assieme ai loro genitori.

Non si sono viste calle bianche e tavole imbandite con fantasiosi offertori, ma è stato messo al centro Gesù Cristo, morto e risorto, il suo amore, che trasformava la vita di questi ragazzi con il suo Spirito e li univa a Lui e alla sua Chiesa in maniera piena, attraverso il dono dell’Eucaristia.

La celebrazione è stata bella e intensa, e per la prima volta molti adulti, compresi i genitori, hanno partecipato alla Veglia comprendendone i segni e i riti, fino allora indecifrabili.

Anche il resto della comunità, nella maggior parte dei casi, ha partecipato con vivo interesse a ciò che si celebrava. E, tuttavia, resta ancora aperta la questione di come coinvolgerla anche nelle altre celebrazioni e negli altri momenti previsti dal percorso.

Dalla condivisone è emersa anche una difficoltà espressa da quelle parrocchie in cui il numero dei ragazzi era alto e lo spazio della chiesa ristretto. In questi casi si sono vissuti dei disagi nei confronti del resto della comunità, che non ha potuto essere più di tanto coinvolta nella celebrazione.

Questi primi riscontri, che avranno sicuramente bisogno di essere completati da altri, ci permettono però di guardare al futuro in maniera più serena e di constatare concretamente come i sacramenti dell’IC, celebrati nella veglia del sabato santo, non siano un di più, ma vengano vissuti nel modo più essenziale.

Inoltre, per gestire al meglio le situazioni con gruppi numerosi, si dovrà tenere conto della possibilità, espressa nel comunicato del vescovo Claudio, di dividere il gruppo e di celebrare i sacramenti anche in una domenica del tempo pasquale.

Giorgio Bezze

 

PENSANDO ALL’ESTATE

Non siamo ancora in estate e neppure questa primavera sembra voglia esprimersi fino in fondo, anzi qualche giorno mostra una forte nostalgia per l’inverno. E, tuttavia, un catechista deve pensare anche al tempo estivo, non solo per rompere certi ritmi di impegno e ritrovare un salutare riposo, ma anche per regalarsi qualche occasione di approfondimento della propria formazione e spiritualità.

Sono tre le proposte che mi sento di rivolgere a varie tipologie di catechisti.

La prima è la Tre giorni di formazione organizzata a livello di diocesi del triveneto dal 22 al 25 giugno a Roverè (Verona). È l’appuntamento annuale di formazione indirizzata ai coordinatori della catechesi vicariale e parrocchiale. Dopo la proposta dello scorso anno, che ha tracciato il profilo ecclesiale del coordinatore, quest’anno il tema sarà: “Il ruolo del coordinatore nei processi dell’iniziazione cristiana”. Il tema ci interessa particolarmente visto il cammino di rinnovamento che la nostra diocesi di Padova sta compiendo. Inoltre, la Tre giorni offre a tutti un’occasione di confronto e scambio di esperienze con i catechisti delle altre diocesi della regione.

La seconda proposta è la Scuola nazionale per formatori all’evangelizzazione e alla catechesi a Siusi allo Sciliar (BZ) dal 22 al 30 luglio indirizzata a tutti i catechisti. Il percorso formativo, che da anni viene proposto, quest’anno affronterà le tematiche che riguardano l’“Identità dell’annunciatore”.

Attraverso i laboratori e le riflessioni offerte, si entrerà nel cammino di sè stessi, per accogliere l’altro, per creare legami e opportunità di crescita e condivisione utili all’evangelizzazione.

La terza proposta riguarda la Settimana biblica alla sua XXIV edizione, che si terrà a villa Immacolata di Torreglia dal 21 al 25 agosto. Il tema sarà Il libro e la figura del profeta Geremia.

Ogni giorno il programma di lavoro prevede l’ascolto di relazioni tenute da biblisti, la partecipazione a lavori di gruppo e a momenti celebrativi.

Per partecipare a queste iniziative, si deve contattare la segreteria dell’Ufficio per l’annuncio e la catechesi telefonando al mattino dalle 9 alle 13 allo 049 8226103 o scrivendo a: segreteria.catechesi@diocesipadova.it

Infine, ricordo anche un altro appuntamento, che non è proprio in estate, ma potrebbe essere un’occasione per farla iniziare nel migliore dei modi. Si tratta del Festival biblico che si terrà in quattro diocesi diverse: Vicenza, Verona, Rovigo e Padova e che prevede vari appuntamenti in cui la Parola di Dio viene approfondita attraverso diversi linguaggi compresi anche quelli dell’arte e del teatro. Per il programma più dettagliato vale la pena di visitare il sito: www.festivalbiblico.it

 

IL RITO DELLA CONSEGNA DELLA SANTA CROCE

La Santa Croce è il simbolo dei cristiani: il rischio che corriamo è quello di averla ridotta ad un monile, di tenerla appesa come un quadro o di brandirla come un’arma. Invece la croce, da terribile patibolo, è diventata il trono della gloria del Figlio di Dio, che su di essa ha offerto la sua vita per noi, donandoci così la salvezza dal peccato e dalla morte.

Riservare una celebrazione alla consegna della Croce, vuol dire introdurre i nostri ragazzi alla contemplazione di questo mistero, alla familiarità con il linguaggio cristiano, fatto di segni e di simboli.

All’inizio del secondo anno del Tempo del discepolato si colloca dunque questa consegna: chi vuole diventare discepolo deve conoscere la via della Croce che il Signore ha seguito. Anche i ragazzi catecumeni partecipano a questa consegna che indica “come la Croce di Gesù Cristo – momento culminante della storia del Figlio di Dio e del dono totale della sua vita per la salvezza degli uomini – sia per i cristiani il segno visibile dell’amore di Dio Padre, Figlio e Spirito Santo”.

La Chiesa fa iniziare ogni liturgia con il segno della croce, specialmente durante la celebrazione dell’Eucaristia: la Croce è presente sopra o accanto all’altare come elemento principale e fondamentale tra le immagini sacre dell’aula liturgica, indicando come nella santa Messa il Signore Gesù Cristo sia presente proprio con il dono del suo Corpo e del suo Sangue offerti in sacrificio sulla Croce. Si traccia il segno della croce anche sui santi doni del pane e del vino (oblate) durante l’epiclesi della Preghiera eucaristica.

Anche sui credenti viene tracciato il segno croce durante la celebrazione dei sacramenti: nel giorno del Battesimo – o nel giorno del Rito dell’Ammissione al Catecumenato per gli adulti o per i fanciulli catecumeni – tutti siamo stati segnati sul nostro corpo con il segno della Croce, come con un sigillo, con un marchio. Si traccia il segno della Croce celebrando il sacramento della Cresima, della Penitenza, dell’Unzione degli Infermi. Quando ascoltiamo il Vangelo nella Liturgia tracciamo il segno della Croce sulla fronte, sulla bocca e sul cuore, ricordando proprio il segno della Croce che era stato fatto su di noi il giorno del nostro Battesimo. Anche nelle preghiere in casa, al mattino, alla sera, prima di coricarsi e prima dei pasti, i cristiani si segnano con il segno della Croce.

Celebrare un rito per questo segno vuol dire riportarlo alla sua centralità. Dobbiamo anche insegnare a compierlo con amore e attenzione, in modo che non sia ridotto ad un gesto scaramantico da fare velocemente, come il calciatore davanti al rigore, ma come segno della nostra appartenenza al Signore crocifisso e risorto, un segno che abbraccia il nostro corpo. Si dice che Santa Bernadette Soubirous avesse imparato dall’Immacolata a farsi segno della croce e che quando lo tracciava su di sé tutti erano colpiti dal suo raccoglimento: «Il segno di Croce di Bernardette si caratterizzava dalla sua lentezza, la sua ampiezza e il grande raccoglimento con cui lo faceva. Non aveva fretta: alzava la mano destra affinché le dita toccassero la parte alta della fronte; poi riabbassava la mano fino a toccare la cintura; quindi riportava la mano fino alla punta della spalla sinistra e poi a quella destra».

La celebrazione si terrà nelle ore pomeridiane di un sabato, o di una domenica (scelta tra quelle che precedono l’Avvento, collocandosi così anche all’inizio dell’Anno pastorale). Il presbitero indosserà sul camice la stola (o il piviale), il colore liturgico è il rosso.

Centro simbolico della celebrazione liturgica dovrà essere la Croce. Sarebbe meglio che fosse in una parte riservata ad essa (ad esempio se c’è un altare della croce in chiesa). I ragazzi si troveranno davanti ad essa per sostare in silenzio davanti ad un mistero così grande. Seguirà la Liturgia della Parola a cui seguirà la consegna della Croce che i ragazzi potranno poi indossare. Si conclude la celebrazione con una preghiera litanica.

Lo scopo del rito è proprio quello di introdurre i ragazzi, attraverso la grazia della Liturgia, al mistero dell’amore di Cristo donato per noi.

Elide Siviero

INIZIAZIONE CRISTIANA NEL VICARIATO DI VIGONOVO

La nuova forma di “iniziare la vita cristiana” che coinvolge i genitori e presuppone il superamento della paura del nuovo, è stata accolta nel 2014 da quasi tutte le nove parrocchie del vicariato di Vigonovo. Nel rivestire il mio ruolo ho cercato, attraverso la comunicazione digitale (mail, whatsapp) di costruire un gruppo di responsabili per raggiungere tutti gli operatori di questo servizio. L’obiettivo: far conoscere iniziative, corsi di formazione, utili per formarsi e formare altre persone.

Gli appuntamenti di verifica ci offrono la possibilità di confrontarci sul lavoro svolto, di conoscerci meglio e soprattutto valorizzare noi stessi nell’essere testimoni di fede. Siamo stati scelti («Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi» Gv 15,16) per collaborare a essere annunciatori della Buona Novella, aiutando a riscoprire i contenuti della fede e a farla crescere con gioia nella vita quotidiano.

Il coinvolgimento dei genitori ha offerto l’occasione per interrogarsi su quanto sia possibile, in un mondo caotico e scarso di valori di riferimento come quello odierno, essere un genitore cristiano.

Che cosa insegna questo nuovo cammino di iniziazione cristiana? L’importanza di stare insieme, la condivisione, la bellezza delle diversità, l’ascoltare per essere ascoltato. Le prospettive sono buone: in questi anni molti genitori si sono messi in gioco diventando a loro volta accompagnatori di altri nuovi genitori che si sono affacciati a questo percorso. Il mio vicariato ha vissuto quest’anno il sacramento della penitenza o meglio la Festa del perdono, con un’attenzione particolare a “vivere” la parabola del Padre misericordioso.

Il nuovo nome, quello che era chiamato tempo della mistagogia è stato sostituito con “tempo della fraternità”: la dimensione della vera relazione della comunità cristiana, dove ogni famiglia è accolta e rispettata nella sua unicità. Ci si chiede allora come possiamo essere voce e strumento se guardiamo la pagliuzza nell’occhio altrui, senza accorgerci della trave presente nel nostro (Mt 6,41).

Nazarena Volponi, coordinatrice vicariale della catechesi

 

Tre parrocchie si raccontano

CELESEO

Le catechiste

Il progetto di iniziazione cristiana nella nostra parrocchia è ormai attivo e consolidato da quattro anni. Noi stiamo seguendo i bimbi di 2a elementare e abbiamo appena concluso la prima tappa del primo discepolato.

Essendo una piccola comunità, purtroppo i nostri gruppi non sono molto numerosi e questo implica dei pro e contro. Da un lato si riesce a far lavorare tutti rendendoli partecipi, dall’altro l’esiguo numero dà poca possibilità allo scambio di idee e al confronto.

Abbiamo strutturato i nostri incontri dividendoli tra il sabato pomeriggio, solo per i bambini, e la domenica, dopo la messa del mattino, anche con i genitori. I bimbi si ritrovano con piacere e siamo riuscite a coinvolgerli con attività sia di ascolto che ludiche; purtroppo l’esiguo numero di incontri fa sì che a volte il gruppo ne risenta in affiatamento.

Vorremmo poter migliorare la partecipazione dei genitori e delle famiglie alle attività extra, come le uscite o le feste comunitarie, che purtroppo nell’esperienza di quest’anno non hanno avuto esito positivo. Sicuramente sarà nostro obiettivo lavorare su ciò.

Manuela Piacenti e Silvia Benato

Gli accompagnatori

Il gruppo dei genitori, composto da sette coppie con svariate storie, si è sempre dimostrato molto interessato alla crescita dei figli, partecipando in modo attivo agli incontri proposti. Le attività hanno suscitato sempre tanto interesse, guidandoli in un confronto costruttivo e riflessivo. In particolare, nel primo incontro, abbiamo consegnato un bulbo di diverse qualità di fiori, con l’impegno di farlo crescere assieme ai figli e di farlo fiorire. Questo è avvenuto in ogni famiglia, che alla fine dell’anno catechistico ha raccontato con soddisfazione la fioritura.

In questo secondo anno abbiamo osservato una crescita del gruppo, che dimostra maggiore propensione al dialogo e al confronto. Nonostante i primi incontri fossero caratterizzati da timidezza, a oggi i genitori che vivono questo loro personale momento di catechesi, sono maggiormente portati ad esprimere le loro opinioni e pensieri.

È stata di fondamentale aiuto la collaborazione sempre armoniosa con le catechiste, per una maggiore sintonia di temi trattati negli incontri.

Antonio Tolin e Sandra Acazi

 

GALTA

Le catechiste

Il cammino di iniziazione cristiana sta giungendo ai sacramenti. Tre anni fa, quando abbiamo accettato l’incarico come catechiste dei fanciulli, eravamo un po’ perplessi e spaventati perché non sapevamo come poter impostare il percorso assieme ai genitori.

Il primo anno è stato deludente in quanto i genitori erano assenti, non accettavano il cambiamento. Dal secondo anno, dopo aver ascoltato e capito le motivazioni di queste assenze, la situazione è progressivamente migliorata. I genitori hanno posto fiducia in noi e nel nuovo cammino tanto che oggi possiamo dire che si è formato un bel gruppo.

Manca però ancora qualcosa: unione per fare comunità cristiana! Questo cammino dovrebbe aprire le porte senza fermarci al “piccolo gruppetto”.

Manca la partecipazione alle varie iniziative che vengono proposte in parrocchia, purtroppo anche a causa della mancanza di tempo. Questo però non deve farci dimenticare quanto sia importante essere uniti per fare comunità (Gv 20, 19-31). Molte volte ognuno di noi opera individualmente dimenticandosi che Cristo è venuto in mezzo a noi per far Pasqua assieme; noi discepoli dobbiamo testimoniare la sua parola rimanendo uniti fraternamente. Solo così potremo vedere i frutti di questo nuovo cammino.

Elisa e Beatrice

L’accompagnatore

Quando, due anni fa, ricevetti l’incarico di seguire i genitori pensai: «Cosa potrò mai dire a uomini e donne, lavoratori, padri e madri con anni in più di me, io che ne ho solo trenta?». Poi mi risposi: «Sono qui da un anno, non conosco nessuno, non ho la più pallida idea di chi siano ’sti genitori, ma se il Signore mi ha chiamato per questo compito chi sono io per dire a Dio di no? Racconterò loro la mia esperienza di fede e i tanti doni che Dio ha elargito nella mia vita, nella mia famiglia, nel mio lavoro. Il Signore e lo Spirito santo illumineranno la mie mente e il mio dire».

L’anno precedente era stato non proprio esaltante e un po’ altalenante, tuttavia al primo incontro riscontrai una buona partecipazione seppur l’atteggiamento fosse, a mia percezione, di diffidenza. Che col passare del tempo e degli incontri si è trasformata in fiducia e confidenza, le presenze sono aumentate, la partecipazione di molti è divenuta una costante e ho capito che le scelte ispirate dal Buon Dio stavano portando frutto.

Credo di poter dire che siano stati raggiunti dei traguardi: si è creato un bel gruppo di genitori che s’incontrano, anche con piacere, per fermarsi a riflettere sulla fede, su Dio, sul male e il bene, che dibattono e si scontrano proficuamente; si sono condivisi momenti di preghiera, abbiamo organizzato la via Crucis al venerdì sera nel periodo quaresimale, fino ad arrivare al punto che qualcuno ha suggerito anche la recita del rosario; qualcun altro di organizzare un pranzo tutt’insieme; perché alla fine anche questo è comunione tra fratelli.

Daniele

 

SAN PIETRO DI STRA

Le catechiste

Siamo le catechiste dei bambini di 3a elementare, tra loro ci sono anche i nostri figli. Dato che non c’erano catechisti disponibili in parrocchia, ci siamo proposte noi, con entusiasmo ma anche con un po’ di timore.

Stiamo vivendo un’esperienza bella e faticosa. Bella perché accompagniamo i bambini a conoscersi tra loro, crescere in un gruppo di amici che vogliono conoscere Gesù e diventare suoi amici. Faticosa perché non è sempre chiaro il programma da seguire, così come non è sempre facile coinvolgere i bambini.

Sentiamo la mancanza dell’Acr e ci piacerebbe un patronato con spazi più idonei. Ci chiediamo come sarà organizzata la mistagogia, soprattutto nella nostra parrocchia dove appunto mancano l’Acr e quindi i giovanissimi. Però questo non ci ferma. Siamo in cammino con le nostre famiglie insieme a un bel gruppo di famiglie. E per questo ringraziamo il Signore.

Antonietta e Diana

Gli accompagnatori

Il nuovo cammino di iniziazione cristiana nella nostra parrocchia è iniziato tre anni fa. Si viveva un clima ostile al rinnovamento proposto. Dopo vari incontri per capire il nuovo progetto di catechesi, finalmente dei genitori si sono messi in gioco per accompagnare i loro figli. In questi anni incontrando i genitori abbiamo riscoperto il valore della relazione e della condivisione della vita nella Parola di Dio. «Trovo questo cammino molto interessante – ci dice Pierpaolo, papà di Teresa – perché ci coinvolge con la nostra responsabilità genitoriale e soprattutto mette in discussione il nostro ’’credere’’».

Francesca e Cristina

Il parroco

L’iniziazione cristiana da subito, come parroco, l’ho sentita come una sfida bella da accogliere, perché mi accorgevo che il catechismo com’era non andava più bene, era diventato una “scuola” dove mancava la fede ordinaria che si può vivere in famiglia. Quando nel 2012 la diocesi ha proposto questo nuovo cammino l’ho accolto come un frutto della Provvidenza, difficile sì ma anche affascinante per il cambio completo di prospettiva che si voleva dare all’iniziazione cristiana.

Una sfida non sempre facile, è vero, con la fatica che ogni anno si presenta nel trovare accompagnatori degli adulti e catechisti ma questo mi aiuta, come parroco, a non improvvisare e a fare la proposta con molto anticipo, consigliandomi anche con gli altri catechisti e accompagnatori.

Questo cammino, soprattutto per i genitori, aiuta a creare comunità, ad avvicinare tante famiglie che altrimenti si sarebbero viste solo nell’occasione dei sacramenti dei loro figli. Anche nelle confessioni di questa Pasqua ho avuto modo di incontrare genitori che da decenni non si accostavano a questo sacramento e questo proprio grazie al cammino che stanno facendo con i loro figli.

Anche per me parroco è un’occasione di crescita importante perché mi chiede di avere fiducia negli accompagnatori degli adulti e catechisti, lasciandoli autonomi nel preparare e gestire gli incontri e assicurando la mia presenza come assistente spirituale. Questa “ministerialità laicale” è un bene prezioso per la chiesa che sarà sempre meno clericale e più ministeriale.

Forse per qualche parroco c’è la preoccupazione di non arrivare a tutti con questo cammino. Voglio concludere con le parole di Claudio, un genitore del 3° gruppo di Tombelle: «Questo farà ridurre il numero di famiglie e di bambini che arriveranno ai sacramenti? Secondo me non è un problema. Anzi significa che il cammino ha raggiunto il suo obiettivo: le famiglie e i bambini che arriveranno ai sacramenti saranno pronti e lo desidereranno veramente. Per gli altri ci saranno altre strade… Quindi non preoccupatevi se il gruppo si assottiglia e non preoccupatevi se qualcuno minaccia di non venire più. Voi proseguite sulla vostra strada».

don Fabio Fioraso, vicario foraneo e parroco di Tombelle

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