SPECIALE CATECHISTI / ottobre 2011

SPECIALE CATECHISTI / ottobre 2011
EDITORIALE
 
 
ANNO PASTORALE
IL RIPENSAMENTO DELL’INIZIAZIONE CRISTIANA: decisivi i prossimi mesi
 
C’è un tempo per farlo… ed È questo
 
Ogni comunità cristiana deve tornare a trasmettere
alle nuove generazioni, ma anche a tanti adulti,
non solo il vangelo, ma la propria stessa vita,
una vita fatta di testimonianza cristiana credibile
 
 
Anche se l’anno pastorale si aprirà ufficialmente con l’assemblea diocesana del prossimo 19 novembre, sono molte le iniziative che hanno già messo in moto la vita pastorale di vicariati e parrocchie.
Penso all’incontro residenziale per il coordinamento pastorale vicariale o alle giornate zonali di formazione, che hanno visto la presenza di oltre 1200 catechisti e nel corso delle quali si è riflettuto sulla presenza degli adulti nel cammino dell’iniziazione cristiana dei fanciulli e dei ragazzi.
Quello che ci attende è un anno di grandi opportunità perché ogni comunità cristiana torni a trasmettere alle nuove generazioni, ma anche a tanti adulti, non solo il vangelo, ma la propria stessa vita, fatta di testimonianza cristiana credibile.
I prossimi mesi dovranno essere vissuti fino in fondo senza inutili perdite di tempo perché saranno decisivi per un ripensamento dell’iniziazione cristiana.
Ma attenzione, se da parte dell’intera comunità cristiana non ci sarà lo sforzo di comprendere che cos’è realmente l’iniziazione cristiana e quali sono i processi che la determinano, ecco allora che, quando si arriverà a proporre un nuovo modello di iniziazione, si correrà il rischio di continuare a fare le stesse cose di prima, impiegando semplicemente un nome differente.
La si chiamerà, sì, iniziazione cristiana, ma si continuerà, di fatto, a tenere un incontro di dottrina cristiana, a trasmettere solo contenuti teorici dando per presupposta la fede, sia nei ragazzi che negli adulti.
È fondamentale, dunque, per ogni comunità, a livello vicariale e poi parrocchiale, seguire le fasi indicate negli orientamenti pastorali diocesani. I mesi che verranno dovranno essere impiegati per creare nuove occasioni di formazione destinate a tutti gli operatori pastorali e ai membri del consiglio pastorale. I catechisti, e i coordinatori in particolare, dovranno facilitare questo processo formativo, rendendo consapevoli i componenti dei consigli pastorali dei nodi problematici e degli elementi irrinunciabili dell’iniziazione cristiana.
Quello che ci attende, tuttavia, è un tempo in cui non si dovrebbe procedere con fretta, quasi sempre nemica del bene, ma con pazienza, coltivando la chiarezza, i passaggi, soprattutto le relazioni che fanno maturare le buone prassi, evitando invece gli inutili proclami.
È un tempo, soprattutto, da vivere insieme. Il vescovo Antonio nel suo discorso durante la passata assemblea diocesana ha detto: «Ora è giunto il tempo di affrontare in forma sistematica e organica il progetto dell’iniziazione cristiana. Una necessità ineludibile è che procediamo tutti insieme, concordemente. Perciò invito, chiedo ed esorto, tutti, particolarmente voi parroci, catechisti, consigli pastorali, ad assumere questo compito con grande impegno, con saggezza e generosità, dedicando il tempo necessario allo studio e alla formazione personale. (…) Importante mantenere uno stile di comunione».
Così anch’io invito, chiedo ed esorto tutti voi a non prendere iniziative isolate, ma a operare in comunione con il vicariato; a non fare i “battitori liberi”, seguendo solo la sensibilità personale, ma a camminare insieme, stando al passo di tutti, sapendo attendere chi è più lento, o eventualmente accelerando per raggiungere chi è più avanti.
È anche un tempo per ricordarci che il lavoro che andremo a svolgere non garantirà miracolosamente la soluzione di tutti i problemi: non riporterà in chiesa tutti i ragazzi e i genitori, e non trasformerà automaticamente la diffidenza in fede. Far vivere ai ragazzi di oggi un apprendistato alla vita cristiana e accompagnare gli adulti nel loro cammino di fede perché la scoprano desiderabile e possibile, sarà sempre impegnativo e faticoso e non si avrà mai un risultato totalmente positivo.
Anche se cambieremo modello per iniziare alla vita cristiana, non lo faremo per il puro gusto di cambiare, ma per un atto di fedeltà al vangelo e alla storia. Sicuramente, ripensare all’iniziazione cristiana, ci migliorerà come persone, rendendoci più consapevoli della nostra fede e della necessità di testimoniarla con autenticità.
don Giorgio Bezze


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