Tutto sembrava finito, quel venerdì sul calvario, con il suo corpo morto deposto dalla croce e tutto è ricominciato, il primo giorno della settimana, con un sepolcro vuoto.
Tutto uguale e tutto diverso.
Ricordo la sera dell’ultima cena quando giurai che non lo avrei mai rinnegato, ma lui mi disse “Pietro oggi stesso …”. Per me la Pasqua ha avuto inizio dal canto di un gallo e dagli occhi colmi di compassione che mi hanno liberato dalla presunzione di essere io a dare la vita per Lui, quando era Lui che aveva dato tutto per me. E i miei occhi pieni di lacrime sono stati il primo annuncio della nuova Pasqua. Beati i miei occhi pieni di lacrime!
Per Dismas, quello che voi chiamate il buon ladrone, la Pasqua è iniziata con la consapevolezza di non essere un giusto, dal cui cuore, però, è sgorgata la preghiera più umile: “Ricordati…”. Proprio il tempo del suo morire è stato il tempo del vivere :”Oggi sarai con me …”. Beato chi si sente semplicemente graziato.
Per Longino, la Pasqua è iniziata con quel colpo di lancia e il suo grido, là sul Golgota: “Davvero quest’uomo era Figlio di Dio!». A proclamarlo non era più il Padre come sul Tabor o nelle acque del Giordano, ma un centurione romano abituato a violenze e brutture, rimasto però, un puro di cuore, che ha riconosciuto in quel “cencio” di dolore il Figlio di Dio. Sicuramente questo non era il primo crocefisso che vedeva! Beati gli occhi che sanno vedere!
Per Maria Maddalena la Pasqua ha avuto inizio con il chiedere al custode del giardino di riavere indietro almeno il corpo morto di Gesù e si è compiuta nel sentirsi chiamare nuovamente per nome: Maria! Beati gli orecchi che sanno ascoltare.
Per Cleopa e il suo amico che se ne stavano ritornando a casa, la Pasqua era iniziata con la loro tristezza e le loro speranze deluse. A loro si affiancò un viandante con parole che facevano ardere il cuore che spezzò un pane che illuminava gli occhi e ridonava coraggio per affrontare la notte, e riprendere, senza indugio, il cammino in senso inverso. Beato chi ha il coraggio di ritornare.
Per Tommaso la Pasqua iniziò con la professione della sua incredulità e si compì non nel toccare le piaghe, ma nella sua professione di fede: “Mio Signore e mio Dio”. Fede in quell’uomo che portava nel suo corpo i segni del dolore. Beato chi crede senza toccare.
Per voi che vivete in questo tempo così carico d’incertezze e di paure, lì dove vi verrebbe voglia di dire ‘è finita’, proprio quello è il tempo della grazia e della Pasqua. E’ il tempo della libertà di fidarsi e di affidarsi non a sé e alle sicurezze che il mondo ci propone ma a un evento, di cui solo la notte è stata testimone. Lì ha inizio la vostra Pasqua.
I cinquanta giorni, fino alla Pentecoste ci sono necessari per farci occhi e cuore di Pasqua per credere che il vuoto di una tomba è la certezza che Gesù non è volato lontano da noi, ma è con noi, in noi e per noi, sempre. Ora la terra è il suo cielo e il cielo la nostra terra perché vi ha portato la nostra umanità. Beati noi se abbiamo fede.
Buona Pasqua!
sr. Mariana