Il cambiamento che tante Diocesi italiane hanno fatto negli ultimi anni è grande: non ci accontentiamo di fornire ai nostri ragazzi alcune nozioni (la “dottrina cristiana”); non ci basta che capiscano di più i contenuti del Credo; vogliamo proporre loro un’esperienza di vita. A loro e ai loro genitori noi proponiamo un percorso di alcuni anni in cui fare esperienza di Dio nella comunità dei credenti, un’esperienza di fede così bella che poi desiderino continuarla. In questo senso il Tempo della Fraternità, cioè i due anni di catechesi dopo cresima e comunione, è come una cartina di tornasole: se dopo la celebrazione dei sacramenti se ne vanno, spariscono, è probabile che non ci sia stato un reale cammino di iniziazione…
Mi spiego. Non è detto che tutti i ragazzi e le famiglie che non vediamo più in parrocchia dopo i sacramenti si siano perduti, si siano allontanati per sempre dalla fede. Sono troppo ottimista se dico che magari frequentano un’altra parrocchia? Può essere che nella nostra non si trovino bene per motivi pratici, magari perché c’è qualcuno con cui hanno litigato al lavoro… O forse dell’esperienza di fede hanno conservato solo alcuni aspetti, quelli più personali; continuano a pregare a casa e noi non lo sappiamo… Non dobbiamo essere troppo fiscali nel tracciare una linea chiara “dentro-fuori”. E poi occorre accettare che la gran parte dei genitori non chiede per sé e per i propri figli un cammino di iniziazione o di riscoperta della fede; chiede “solo” i sacramenti, ricevuti i quali ci saluta. Vale la pena spendere tanto tempo, energie e persone per famiglie che avevano già deciso in partenza che se ne sarebbero andate subito dopo la cresima? È la logica della Pasqua, di Gesù che dona la sua vita anche a chi non lo accoglie.
Auguri, allora. Buon tempo di Pasqua, nella gratuità.
don Carlo Broccardo
Speciale catechesi Aprile 2022