La Pasqua del Signore Gesù Cristo e la vita nuova

Questo è il giorno che ha fatto il Signore!”: è il versetto che cantiamo con gioia e riconoscenza nel celebrare la Pasqua del Signore. È veramente il giorno nuovo e splendente: quello in cui il nostro Redentore, Cristo Signore, sconfiggendo la morte, risorge. È il giorno in cui ogni morte viene sconfitta dall’amore del Figlio di Dio che ha assunto la nostra carne, ha preso su di Sé il nostro peccato e tutto il male del mondo, lo ha distrutto su quel legno a cui è stato appeso, divenendo Lui stesso maledizione, perché una nuova benedizione scendesse a noi dal Padre. Questo è veramente il giorno in cui il Signore fa nuove tutte le cose e, prima di tutto, la nostra relazione con Lui.

Cristo risuscita non scappando dalla tomba, ma penetrando negli inferi e tornando dalla morte insieme all’umanità redenta, all’umanità a cui è stata restituita la dignità filiale. Guardando Cristo negli inferi contempliamo la salvezza che Egli ci comunica dandoci la mano, prendendoci per il polso (lì dove pulsa la vita) e tirandoci fuori dal regno della morte. In Adamo ed Eva siamo tutti noi, perché tutti noi, in un modo o in un altro, abitiamo gli inferi della paura e della fragilità e tutti desideriamo di vivere in quel giorno nuovo ed eterno che è stato riversato in noi nel Battesimo.

Ed ecco il dono grande che Gesù risorto ci offre, come agli apostoli nel cenacolo, la sera di Pasqua: la sua pace! Un “Pace a voi” (Gv 20, 19) più volte ripetuto ai fratelli increduli e spaventati. Una pace che è sorgente di vita nuova, filiale, in relazione con il Padre. Oggi la nostra esistenza è inondata da quella pace che scaturisce dalle ferite gloriose del Signore, quelle piaghe con cui sta sempre davanti al Padre per intercedere per noi, per la nostra salvezza, per una vita piena. Solo il Figlio di Dio poteva donare Vita, e Vita in pienezza, morendo sulla croce in quell’atto d’amore massimo nel quale siamo rinati dall’acqua e dallo Spirito, nel quale abbiamo scoperto quanto importanti siamo per il nostro Creatore: più importanti della sua stessa vita. Quell’atto d’amore è ora eterno perché Cristo Signore è risorto e sta alla destra del Padre. Quell’atto d’amore ci raggiunge oggi nella nostra quotidianità perché anche noi ne viviamo, anche noi annunciamo che la morte non esiste più, è stata vinta una volta per sempre ed è stata aperta la porta della Comunione con il Signore: comunione feconda, bella, profumata, dolcissima da gustare, luminosa da trasmettere. Grazie a questa vita da risorti non temiamo più la morte da cui il nostro egoismo vuole sottrarci: non viviamo più per noi stessi ma per Colui che è morto e risorto per noi (cfr. 2 Cor 5,15). Ed ecco che l’uscire da noi stessi, il consegnarci ai fratelli, il servizio gratuito testimonia che “la morte non ha più potere su di noi” (cfr. Rm 6, 9). “Per mezzo del battesimo dunque siamo stati sepolti insieme a lui nella morte affinché, come Cristo fu risuscitato dai morti per mezzo della gloria del Padre, così anche noi possiamo camminare in una vita nuova” (Rm 6, 4), una vita che si realizza nel dono di noi stessi: è il dinamismo dell’amore. Chi ama si consuma, come il chicco che muore sotto terra per produrre frutto (cfr. Gv 12, 24), per generare vita, per diffondere pace e comunione. Questa è la fecondità della morte e della risurrezione di Cristo Gesù che plasma i credenti e li rende parte viva del Suo Corpo, manifestazione della potenza del suo Amore salvifico che ci raggiunge attraverso i sacramenti e ci plasma figli in relazione con il Padre.

Questa è la Pasqua di Cristo, questa sia anche la nostra Pasqua!

 

sr. Maria Elisabetta e sorelle clarisse

del Monastero S. Bonaventura di Padova

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